LE ORIGINI DELLE ESPERIENZE EXTRASENSIBILI

Hieronymus_Bosch *

Cari amici e lettori di Eco, vi dico subito che il titolo è dettato solo dal fatto che un titolo ci vuole, ma che presenta limiti poiché i fenomeni sono complessi. Solo il termine “extrasensibile” mi pare giustificato, infatti ho evitato apposta l’utilizzo dell’usato “sovrasensibile”. Quasi tutto quanto passa per spirituale non lo è affatto, mentre può succedere che possa darsi, talvolta, una specie di riflesso o come un raggio di sole che attraversi un leggero varco tra dense nebbie, quando la coscienza si attutisce perché si sogna oppure quando un oggetto sensibile succhia via la mente.

In questi casi non v’è certezza, è l’anima che si sente sfiorata da qualcosa di vero ma difficilmente le illazioni del poi sono in grado di guidarla ad una soddisfacente conoscenza di quanto portava in sé il fenomeno. Terreno più che altro ottimo per fantasie, giudizi errati e le sementi della superstizione.

Basta anche meno per illudersi di avere esperienze spirituali. Basta un disordine organico o un’alterazione del tessuto nervoso.

Il sistema nervoso dovrebbe limitarsi ad essere un veicolo neutro, attraverso il quale possano passare “comunicazioni” del tutto “altre” da esso. Come il filo del telefono, per svolgere la sua funzione nel migliore dei modi, deve essere veicolo per la voce e non per scariche elettriche: in questo caso esso funziona male, non adempie al proprio uso.

Consideriamo il nervo ottico. Affinché noi si veda le cose che ci circondano, egli deve (dovrebbe) svolgere la sua funzione in una condizione di assoluta impersonalità. Poi esistono situazioni di danno al nervo che possono ledere la visione. Anche una eccessiva somatizzazione degli sforzi negli esercizi interiori possono provocare un danno temporaneo che può concludersi con un mal di testa o con percezioni alquanto strane.

Qui abbiamo l’insorgenza di ogni tipo di forme e colori: reticoli luminosi, flussi di onde colorate…e se il guasto temporaneo stimola in qualche modo il corpo eterico anche forme più elaborate, come disegni floreali o immagini simili a quello che si vede nei caleidoscopi.    

Fenomeni transitori che possono venir superati da una evoluzione di intensità e destità in chi fa gli esercizi.

Sono solo il segnale che occorre superare la somatizzazione: che al momento si è sotto e non sopra il confine dato dai sensi.

Purtroppo e spesso, l’uomo vuole illudersi, perciò si convince facilmente che tali fenomeni, essenzialmente non diversi da un casuale prurito, siano “manifestazioni” dello Spirito.

Ad un essere desto e pensante (che sappia essere nel pensiero) non dovrebbe essere difficile  discriminare tali avvenimenti che non coinvolgono l’anima e la coscienza pensante…Ripeto: essi si danno come sensazioni anormali e in essi non c’è niente di più che possa renderli distinti dalle più grossolane funzioni corporali. Inoltre l’operatore dovrebbe respingere ogni fenomeno che non sia attivamente prodotto da lui stesso. Ma spesso è un parlare al vento…c’è sempre qualcuno che valuterà questo genere di cose come indice del suo terzo grado di iniziazione tantrico-masson-lamaista.

Spero sia chiaro: se con la comune coscienza, che è già somatica, si cerca di forzare le energie corporee, si scende di sotto, non si sale di sopra. Insistere per illusione o presunzione su questa via porta ad una sola certezza: quella di rovinare irreparabilmente la salute del corpo e della psiche.

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Il tema di questo articolo è tripartito. Ora passiamo all’anima. E qui tutto si fa più difficile poiché essa può accogliere quello che sale dal corpo e quello che scende dallo Spirito. Detto così sembra anche facile. Però le anime sono due: lo sapeva anche Goethe che lo espresse con poetica semplicità. Noi viviamo in un inestricabile impasto delle due. Chiunque può osservare una duplice azione in sé, vivendo come al solito nell’acquitrino dell’istintività e delle brame…che spesso è disturbato dal sommovimento  della compassione, dell’azione retta, della veridicità, del sacrificio: insomma da quelle temporanee virtù che sovente vengono ad interrompere la vita facile.

Qualcuno ha scritto che la via maestra (verso lo Spirito) è la vita. Opinione molto cattolicheggiante, mi pare. Se questo milite ignoto si crede esoterico è anche peggio. Poiché sperimentiamo la vita con l’anima, o meglio con la sua entità peggiore.

Viviamo immersi nell’astrale, quello invasivo che assoggetta il corpo alle brame e passioni e che riempie di queste pure la coscienza, piegando alle sue inesauste velleità tutti i pensieri che non siano deliberatamente voluti. Siamo, immaginativamente parlando, prigionieri in una bolla di astralità (inferiore) e che ciò sia tragicamente reale lo dimostrano gli esempi, tutt’altro che rari, degli spiritualisti che fanno a gara per manifestare, al di là delle terminologie, il peggio di quanto può esserci nell’uomo.

Si studia, si pensa e si agisce dall’interno di quella bolla: ciò spiega l’inanità di esotiche discipline, il nulla (però ridicolo) di vantate “trasmissioni”…che fanno compagnia ai generalizzati tradimenti nei confronti dei rari Indicatori. Gruppi e Chiese sono in genere bolle più estese: rafforzano la spiritualità deformata e invertita dei singoli componenti.

Esiste solo un fenomeno che non proviene dall’astrale, cioè dal guasto ormai formalizzato e considerato perfettamente normale: questo fenomeno lo chiamiamo pensiero. Non il facile pensiero che è contraffazione ma il pensiero forte, capace di sorreggersi per virtù propria, indipendente da situazioni esterne, da piacere e dispiacere: vero anche oltre chi sembra produrlo. Scienziati e filosofi lo hanno conosciuto, gli esoteristi dei cinque minuti o del fine settimana, no.

In questo pensiero c’è, virtualmente tutto: la Via, la Libertà, il Soggetto vero, e solo in esso affiora nell’anima lo Spirito…e se siete di altro avviso non mi dolgo, al massimo mi spiace per voi.

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Per terminare dovrei parlare di Spirito e purtroppo  la  mia ascendenza plotiniana e buddhista non tiene in nessun conto tutte le infarciture che, suddividendo l’Unissimo in mille pezzi, irretiscono alla grande i bambinoni sessantenni. Inoltre parlare di Spirito come fosse un (aureo, radioso) oggetto è una scempiaggine che potrebbe (dovrebbe!) essere pagata con un prezzo senza misura. I maestri che talvolta crediamo di onorare hanno già detto quel che è stato possibile dire senza infrangere i severi limiti che esistono e che nessuna fantasticheria può nemmeno sfiorare. Al negativo penso si possa dire che non è cosa per il soggetto a testa in giù delineato nelle righe precedenti. Ramana, spiccio, riassumerebbe la cosa con una domanda: “Chi è che lo vuole sapere?”. Dove in quel “chi” c’è tutto.

Forse una sola cosa si può dire: per l’uomo lo Spirito è esperienza, tanto reale che il resto è solo sogno.

Sapete come terminavano spesso le incomprensibili spiegazioni dei sapienti cultori dell’Arte Regale? “Ho detto tutto, ho svelato l’Arcano” Così, dietro l’angolo, si piegavano dalle risate.

Un pensiero su “LE ORIGINI DELLE ESPERIENZE EXTRASENSIBILI

  1. Isidoro, giacobino lupaccio sino al Termidoro,
    il tuo chiaro discorso tripartito
    è di molta sapienza lupesca infarcito,
    ma lo capirà dello Spirito quella manovalanza,
    cui al sommo preme riempire la panza,
    e poiché vuol gioiosamente sempre far festa,
    non vuol attivar il pensante voler nella testa?
    Praticar con forza ognor la concentrazione
    affatica assai assai l’umana attenzione,
    e quando dell’astral uno è dentro la bolla,
    per star attaccati all’oggetto ci vuol proprio la colla!
    Ma siccome io son un ostinato testone,
    nel pensar accetto sempre la tenzone,
    e mi butto a capofitto a far concentrazione.
    E alfin il lupaccio, lontan dalla folla,
    col voler dello Spirto, che nel pensar mai non molla,
    riuscirà un dì a dissolver l’astralica bolla.
    Ma i pigri, gl’infami e i vili,
    coglieran mai del pensar gli aurei fili?
    O rimarranno senza speranza
    a cercar sol sempre a riempire la panza?

    Hugo, che come idraulico
    non capisce un tubo.

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