IL SAGGIO NAGASENA E IL CARRO

Nagasena

Il vaso di vetro azzurro e delicato che un attimo fa stava nelle mie mani….ora è solo una somma di cocci sul pavimento.
Mi dispiace di averlo perso e con il pensiero torno all’immagine del vaso intero e bello nella sua forma integra.

Certo il pensare non può rimettere insieme i cocci di vetro, ma può ripensare l’idea del vaso….. idea rimasta intatta nonostante l’incidente, perché essa è una unità in se e per se. Anzi, il mio vaso era potuto diventare una realtà sul piano fisico, proprio e solo perché quell’idea pensata dall’artista vetraio, era stata rivestita di materia-vetro.

Persa la forma della materia nell’urto, l’idea continua a permanere e nasceranno nuovi vasi azzurri e delicati ad incarnare l’idea, perché solo ciò che è di natura spirituale è eterno.
Questo fatto mi richiama alla memoria un antico racconto buddista dove si parla dell’incontro tra il re Milinda ed il saggio Nagasena.

Nagasena vuole convincere Milinda che il carro sul quale è giunto fino a lui non è una realtà, ma solo le sue parti sono reali.

Nagasena dice: “Che cos’è un carro? Un carro è l’insieme delle ruote, del timone, dell’asse, del sedile…oltre a queste parti cosa c’è? Nulla, nulla a livello della percezione”.
A livello della percezione
il 
mio vaso è diventato un insieme di pezzi di vetro, il carro è solo un insieme di parti, oltre alle parti non c’è nulla, questo sostiene Nagasena.

Così il saggio Nagasena parla a Milinda, e non può dire che questo, perché a quel tempo l’Essere dell’Io, il Logos, non si era ancora incarnato nell’umanità e l’umanità non era in grado di afferrare i concetti come delle realtà viventi nel pensare umano a prescindere dalla materia.
Nagasena usa il paragone del carro per dire che nell’essere umano ci sono
mille manifestazioni: pensieri, sentimenti, volizioni, emozioni, istinti ecc… e che l’uomo per comodità unifica le varie sue parti chiamandole con il nome “io”, ma che questa è una parola astratta a cui non corrisponde nessuna realtà, così come “carro” non è una realtà, ma solo una parola che per convenzione indica la somma di tutte le sue parti.

Il saggio dunque, senza saperlo, è un nominalista!

Ora, tra Nagasena e l’uomo moderno, intercorre un tempo lungo più di due millenni e in questo tempo il Logossi è interiorizzato nell’uomo e gli ha dato la possibilità di dire tramite il suo pensare:

“Se del carro io avessi tutte le parti in un mucchio, messe una accanto all’altra, proprio tutte senza che ne mancasse nemmeno una….. mi mancherebbe comunquetutto del carro,perché il carro è più della somma delle sue parti.

Mancherebbe tutto, perché il carro è la strutturazione delle parti poste in un certo rapporto ben preciso le une con le altre.

Qualcuno ha dovuto ideare il carro prima di poterlo costruire, e questa costruzione di pensiero è stata un’idea complessa, un processo di pensiero che ha saputo mettere insieme i pezzi in un modo preciso e perfetto e grazie a questo lavoro è apparsa la realtà del carro.

Senza questa idea concepita da un uomo, il re Milinda non avrebbe potuto fare il lungo viaggio per arrivare dal saggio Nagasena!
Allo stesso modol”io”, non è soltanto una somma di tanti elementi del corpo e dell’anima, ma è il modo unico e individuale in cui tutta l’infinità di pensieri, sentimenti, volizioni ecc…vengono strutturati dall’io stesso e interagiscono fra loro in modo unico e irripetibile.
Questo “
Io” lo chiamiamo spirito umano e questo spirito non è soltanto la somma di parti ma è una realtà unitaria a se stante”.

 

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