MASSIMO SCALIGERO SU P.M. VIRIO

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Isidoro, in due commenti, apparsi su questo blog, ha parlato di alcuni scritti di Massimo Scaligero in rapporto alla figura – per me oltremodo problematica – di P.M. Virio. Uno di questi scritti è stato introdotto surrettiziamente nell’ultima edizione dell’opera di Massimo Scaligero Dallo Yoga alla Rosacroce, come se tale scritto fosse un capitolo previsto nella prima redazione dattiloscritta del libro, capitolo che l’Autore aveva in seguito rinunciato a pubblicare. E così possiamo leggere nella Prefazione che:

«Uno di questi personaggi fu senza dubbio Paolo Virio, per il quale Egli aveva inizialmente previsto un capitolo, poi non pubblicato ( vedi infra, p. 27-29), apparentemente per lo stesso motivo che lo aveva sconsigliato di rendere note pagine pur essenziali riguardanti altri suoi congiunti. La rarefazione del tempo e la scomparsa di personaggi ivi citati, hanno reso possibile reintegrare l’opera del suddetto capitolo, del quale l’Archivio della Fondazione a Lui intitolata custodisce la stesura dattiloscritta e manoscritta».

Quello scritto di Massimo Scaligero viene spacciato per un dattiloscritto originariamente destinato – secondo che scrive colui che ha redatto l’Introduzione all’attuale edizione pubblicata nel giugno 2012 – a diventare:

 «Il capitolo dedicato a Virio, da pubblicarsi con ogni evidenza in una successiva edizione di Dallo Yoga alla Rosacroce, nella versione definitiva che riteneva doversi conoscere del loro annoso sodalizio. Una versione non conciliatoria, ma ispirata alla percezione di una realtà d’amicizia liberata da ogni risonanza contingente: di ciò che li univa piuttosto che di ciò che li divideva».

Questa è una affermazione arbitraria, che non corrisponde, come ho scritto nel mio precedente commento, alla verità dei fatti, anzi ne è – a mio giudizio – l’esatto contrario. Ma, siccome non tutti i lettori hanno trovato chiaro a quali testi il commento di Isidoro faceva riferimento, ne presenterò, qui di seguito, un quadro riassuntivo.

Le informazioni, da me trasmesse nel precedente commento, sono esatte, e posso qui completarle, chiarendo alcuni punti, compresa la questione della “prefazione” scritta da Massimo Scaligero ad un’operetta di P.M. Virio, e nominata di sfuggita da Isidoro. Faccio queste precisazioni, perché i lettori di Ecoantroposophia, potrebbero altrimenti farsi una immagine errata di ciò che nel tempo è realmente accaduto.

Massimo Scaligero – a quanto mi risulta – scrisse tre volte in relazione a P.M. Virio, al secolo Paolo Marchetti.

Egli scrisse una prima volta; e si trattò di una prefazione al “romanzo iniziatico”, scritto da P.M. Virio, intitolato “Il Segreto del Graal. Romanzo esoterico”, Giuseppe Rocco Editore – Napoli, finito di stampare il 12 febbraio 1955, nelle Officine Grafiche “Adriana” Srl, Via Giacomo Profumo 30, Napoli, Lire 600. Nella copertina è scritto: Prefazione di MASSIMO SCALIGERO, col nome in maiuscolo. Nel frontespizio interno, il sottotitolo è “romanzo iniziatico”, tutto in lettere minuscole, e a piè di pagina vi è la dizione CASA EDITRICE ROCCO – NAPOLI. Quindi il frontespizio interno è leggermente diverso dalla copertina. La prefazione, firmata da Massimo Scaligero, è alle pp. 1-3 del libro stesso. Traiamo questi dati dalla copia che possiedo da molti anni.

Libro Virio copertina 1 VIRIO FRONTESTIZIO 1bis

Il secondo scritto è il breve opuscolo commemorativo, già in precedenza stampato e non rimasto semplice dattiloscritto (come affermato nell’attuale riedizione di Dallo Yoga alla Rosacroce), di otto pagine non numerate, stampato in carta spessa di colore giallo-avorio, e porta il titolo P.M. Virio (1910-1969). Con questo scritto, Massimo Scaligero, aderì alle richiesta di sua sorella Adelina, la “Luciana Virio”, compagna di vita di P.M. Virio, la quale nei confronti di Massimo fu sempre molto polemicamente stizzosa (ho udito personalmente dalla sua bocca alcune poco eleganti espressioni calunniose nei confronti di suo fratello). Per chiudere e sanare annose aspre polemiche, in tale opuscolo commemorativo, Massimo Scaligero fu molto “generoso” nei confronti di Virio, gettando un velo sui forti contrasti, che pure vi erano stati. Ma come si dice : “parcere defuntis” e “de mortuis nisi bene”! Questo è l’opuscolo, che appare nell’attuale edizione di “Dallo Yoga alla Rosacroce”, surrettiziamente introdotto e spacciato per un capitolo originariamente previsto. Ma non lo era affatto. Anche questo opuscolo è da me posseduto in originale.

Opuscolo commemorativo stampato 2Capitolo introdotto in Yoga etc. 2 bis

Infine, vi è un opuscolo dattiloscritto, molto circostanziato nella descrizione del conte Umberto Alberti, “Erim di Catenaia”, di sua moglie Ersilia, e dello stesso P.M. Virio. In tale opuscolo dattiloscritto, Massimo Scaligero dà una descrizione crudamente impietosa – ma, a quel che mi risulta, assolutamente obbiettiva – delle “imprese” del conte Umberto Alberti, sedicente esoterista cristiano, martinista, kabbalista ed ermetista, e non di rado, anzi regolarmente, spiritista. Massimo Scaligero accenna alle pratiche di “alchimia a due vasi”, che in realtà erano pratiche scabrose di una deviata e pervertita magia sessuale, alle quali il conte Alberti aveva iniziato P.M. Virio, che di lui era diventato fervente discepolo. Tali pratiche ebbero un effetto esiziale sulla vita e la stessa salute di P.M. Virio, che fu costretto a sospenderle definitivamente, malgrado le ripetute sollecitazioni di sua moglie Adelina. Massimo Scaligero in tale opuscolo dattiloscritto, in origine destinato ad essere inserito come un capitolo del libro Dallo Yoga alla Rosacroce, descrive chiaramente l’irregolarità di tale pratiche e quanto lontano dall’autentico camino iniziatico fosse il misticismo cattolico, al quale si erano dati anima e corpo (è proprio il caso di dirlo) P.M. Virio” e la sua “Luciana”. Come ho già scritto nel precedente commento, Massimo Scaligero, oltre a darmi personalmente l’opuscolo, mi disvelò alcuni retroscena del cammino spirituale di “Erim di Catenaia”, e del suo tradimento spirituale. Queste cose devono oggi essere dette con estrema chiarezza, sia per onorare e difendere la verità, che per evitare che la figura umana e spirituale di Massimo Scaligero venga ridisegnata a quarantadue anni dalla prima edizione del suo libro, e per evitare che gli ingenui caschino in equivoci che possono portarli fuori strada.

Nel suo precedente commento, Isidoro, accenna al fatto che Massimo intendeva pubblicare un capitolo anche su Giovanni Amendola, figura per me molto luminosa. In effetti, Giovanni Amendola ebbe, già prima dell Grande Guerra del 1915-1918, rapporti molto stretti con due grandi discepoli di Rudolf Steiner: Alfred Meebold e Giovanni Colazza. Io possiedo alcune lettere di Giovanni Amendola con Meebold e Colazza, dalle quali si evince quanto intesi e calorosi fossero i rapporti umani con loro, e quanto stretti fossero altresì i rapporti spirituali sin dai primi anni del Novecento. Romolo Benvenuti mi parlò più volte, anche a distanza di anni di una frequentazione – e addirittura di un’appartenenza – di Giovanni Amendola al Gruppo Novalis, diretto da Giovanni Colazza, del quale era amico sin dall’adolescenza. Data anche l’amicizia di Amendola col pitagorico Arturo Reghini, che di Massimo Scaligero era amicissimo e che questi frequentava, come scrive, sin dall’epoca della rivista “Ignis”, per me è certa la conoscenza personale tra Amendola e Scaligero, così come è accertata – cosa che mi è stata apertamente testimoniata – la conoscenza e l’amicizia sin da anni precoci con Giorgio, figlio di Giovanni Amendola. Sicuramente, se Giovanni Amendola non fosse caduto vittima delle conseguenze della selvaggia aggressione a Montecatini, i suoi legami con la Scienza dello Spirito si sarebbero molto intensificati e approfonditi.

Dattiloscritto di M.S.   per Dallo Yoga alla Rc 3

3 pensieri su “MASSIMO SCALIGERO SU P.M. VIRIO

  1. Grazie Hugo! Sarebbe interessante poter leggere l’opuscolo su Erim: chissà se un giorno avremmo il piacere di conoscerne il contenuto…
    L’opuscolo commemorativo di Scaligero su Virio l’ho letto la prima volta su “Virio Paolo e Luciana – Corrispondenza Iniziatica / Le lettere e la vita”, edito da Edizioni Simmetria, e non nascondo di aver avuto la sensazione che fosse stato scritto con gran tatto, mentre sulla mia copia de “Il segreto del Graal” ed. Libri del Graal, la prefazione di Massimo Scaligero è mancante.

    • Iagla, poiché ritengo che la verità vada sempre detta, quando vengono messe in circolazione delle non verità, penso che sarà utile mettere a disposizione dei cercatori quanto Massimo Scaligero scrisse sulle vicende del conte Umberto Alberti, alias “Erim di Catenaia”, e su Paolo M. Marchetti, alias “Paolo Virio”. Volentieri mi sobbarcherò la fatica della trascrizione dei testi in questione, in maniera che il ricercatore possa formarsi, in piena autonomia, un giudizio indipendente sulla base di dati reali provenienti da Massimo Scaligero stesso. Ciò potrà non piacere a taluni,ed altri potranno ritenere non opportuno che verità scomode vengano fatte conoscere. Fonti interessate, coltivanti un occultismo guasto e malsano, già da anni stanno facendo circolare menzogne su Massimo Scaligero e sull’aurea Via da lui indicata. Una tale situazione esige il coraggio di far conoscere l’aspetto veritiero di eventi e relazioni poco conosciute: il coraggio della fedeltà e della venerazione nei confronti della Verità, ed anche il coraggio della gratitudine e della fedeltà verso Colui che ci ha donato la Via Solare.

      Hugo, che con grande passione
      trangugia un bel minestrone,
      e dopo imitando il grande Figaro
      si spara pure un bel sigaro.

  2. L’edizione del libro in mio possesso e’ quello con la copertina rossa e titolo blu. E me la tengo stretta: Dallo Yoga alla Rosacroce (Roma, Perseo, 1972), vedere anxhe in http://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Scaligero .
    Al di la’ dei vari scritti indicati, destinati o meno ad essere inseriti nel volume, il fatto fu che Scaligero decise per nessun inserimento.
    Dallo Yoga alla Rosacroce e’ del 1972. Oggi siamo nel 2014, dopo 42 anni l’inserimento nel volume di uno scritto, tra l’altro di carattere privato familiare, mi rende molto perplessa. L’ulteriore confusione tra gli scopi e la destinazione dei vari scritti mi stupisce ancor di piu’.
    Immaginiamo di dover riacquistare per varie ragioni ( l’abbiamo perduto, lo prestammo e non ce lo hanno restituito, e’ bruciato nell’incendio della casa) un libro famoso, di vecchia data e per di piu’ importante, di valore: un testo di Platone, di Goethe o anche un romanzo di Hamingway, e trovarvi inaspettatamente un capitolo inedito, una lettera dell’autore a sua madre.
    Credo che determinate stampe di documenti mai inseriti – per volonta’ dell’autore stesso – in nessuna edizione di una opera pluridecennale, possano trovare la loro sede per altre vie e in altre stampe a parte, magari singolarmente o inserite in altre pubblicazioni periodiche.

    http://www.larchetipo.com/2000/feb00/supplemento/11.htm

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