SMASCHERARE E ABBATTERE LA MISTIFICAZIONE

wolf

A volte – per la verità, data la “nequizia dei tempi”, sempre più spesso – accade che un lupaccio cattivissimo si trovi a dover combattere, e persino ad azzuffarsi furiosamente. A lui piacerebbe di giorno scorazzare liberamente per le selve e i pianori montani, e la notte sulle vette dei monti gioiosamente ululare in coro coi suoi lupeschi fratelli alla bianca luna. Ma i Numi, oltremodo preoccupati da cotanta spensieratezza del sottoscritto lupaccio, si fanno un dovere di complicargli la vita, acciocché egli non si annoi e non s’impigrisca in una cotale montana vita, tanto bucolica ed elegiaca. A dire il vero, il presente lupaccio cattivissimo, nella sua vita arruffata e affannata non ha mai, proprio mai, avuto modo di scoprire che cosa sia esattamente questa cosa misteriosa che gli umani chiamano “noia”. Conciosiacosaché – come dicevano gli umanisti del nostro Rinascimento – gli Dèi nella loro imperscrutabile sapienza hanno deciso, che rimedio infallibile contro noia, pigrizia, ed eccessiva spensieratezza dell’incorreggibile lupaccio appenninico sia per lui il dover correre a perdifiato, il doversi azzuffare e il combattere contro una serie di inquietanti figuri la cui opera, a livello spirituale, si rivela essere esiziale.

Ora, al di là del tosco-lupesco celiare (fino a un certo punto celiare…), è doveroso dire, in modo aperto ed esplicito, che questa necessità di un affannoso lottare non è rivolta contro individui, bensì contro l’azione disgregatrice delle comunità spirituali – e, nella fattispecie, contro la Comunità Solare impulsata da Massimo Scaligero, e che attorno a lui si raccoglieva – che tali individui, in buona o cattiva e persino in pessima fede, e soprattutto Deità ostili attraverso di loro, operano. La pugnace azione spirituale diviene urgente nei confronti di idee, immagini, pratiche abilmente proposte, che avvelenano e paralizzano le anime degli sprovveduti, degli ingenui, e dei pigri sempre alla ricerca, questi ultimi, di comodi surrogati della concreta, faticosa, azione spirituale.

Quando, da Massimo Scaligero prima e dagli amici di Marie Steiner del Lascito dopo, venni accolto ritualmente nella Classe Esoterica ebbi ben presente – a tale proposito le parole di Rudolf Steiner sono chiarissime e inequivocabili – che un discepolo della Scuola Esoterica fa suoi il destino e la causa della Scienza dello Spirito e si impegna a difendere la Sapienza Sacra con tutte le forze dell’anima – pensare, sentire, volere, azione esteriore ed interiore – contro ogni azione che voglia offendere, ferire, dissacrare, deformare, sfigurare il volto luminoso della Sapienza, e operi eziandio a calunniare, diffamare, aggredire, ostacolare i portatori di tale Sapienza nel mondo. Per la qual cosa, prendendo sul serio i doveri e gl’impegni da me liberamente assunti nell’essere accolto nella Scuola, agirò secondo quel che mi dicono il cuore e la coscienza essere necessario al fine di difendere le cose sacre. Perché ciò che è puro e sacro è giusto che lo si veneri, lo si ami, e lo si difenda. Se poi questo a molti non piacerà, o se li farà particolarmente invelenire nei miei confronti, è cosa che mi lascia del tutto indifferente.  

Massimo Scaligero, nel suo Dallo Yoga alla Rosacroce – che, naturalmente, consigliamo di leggere nella versione originale, edita da Perseo nel 1972, da lui stesso curata, e non in quella sfacciatamente contraffatta edita dall’Innominato – all’inizio del XVI capitolo, Secretum inviolabile, alle pp. 204-205, scrive:

«Sembra che questa epoca abbia rotto le dighe con lo Spirituale, come non mai: si cerca ad ogni livello e in tutte le direzioni qualcosa oltre il limite: che è l’identico limite, e tuttavia quello relativo a ciascuno

I sentieri, le scuole, i metodi, gli Yoga, sono innumerevoli. Ma non si può dire che ciò che si riversa dalle dighe rotte sia lo Spirituale. Come gli animosi magliari napoletani partono ancora alla conquista del mondo e tra l’altro giungono ad affibbiare partite di seta fasulla ai tradizionali produttori della seta, ai Cinesi, considerati peraltro commercialmente i più «dritti» del mondo: allo stesso modo partono come yogi dall’India personaggi che forse sono meno estrosi dei magliari napoletani e tuttavia riescono a diventare maestri in America e in Occidente. Non è escluso tuttavia che, se si grattasse sotto la scorza di qualcuno dei più famosi swami in circolazione, con rispettabile seguito di discepoli, si giungerebbe addirittura a identificare un ex-scugnizzo napolitano. Del resto non è la prima volta che un caso del genere si verifica. Un simile swami merita veramente avere discepoli, perché ha qualcosa da trasmettere, per esempio un suono ancestrale, esprimente la perennità partenopea.

Che questa sia l’epoca della ripresa dello Spirito, è preveduto da tradizioni e da remote profezie. La pericolosità della presente epoca consiste appunto nel fatto che lo Spirito si risveglia c o s c i e n t e, dopo una millenaria conformità alla regola della propria trascendenza. Ma si risveglia dove è caduto, ossia molto in basso.: al livello in cui soltanto poteva acquisire forze individuali di autocoscienza».

Che le cose stiano esattamente come le descrive Massimo Scaligero lo possiamo evincere in maniera eloquente, tra l’altro, anche da alcuni eventi recenti, nei quali è facile rilevare come individui – decisamente meno simpatici ed estrosi dei magliari napoletani e meno dritti dei mercanti di seta del Celeste Impero – mettano le loro mani sulle cose sacre con intenti e risultati a dir poco discutibili. E siccome oramai, frutto di diuturni sforzi, mi sono fatto la mala fama di lupaccio cattivissimo, tanto vale esser diligenti nel confermare tale mala fama e nel conservarla. A mo’ di esempio, prendiamo un caso recentissimo, davvero molto istruttivo circa il basso livello al quale è discesa la volgarità degli oltremodo difficili tempi, nei quali dagli Dèi ci è stato dato in sorte di vivere.

Nella “nequizia dei tempi attuali” – per usare di nuovo una espressione del mio amato Arturo Reghini – un prolifico giovin scrittore ligure ci viene ad “illuminare” circa gli arcani misteri celati nella vita e nell’opera di Rudolf Steiner, e in particolare nella Scuola Esoterica da lui fondata, in special modo nella sezione cultico-conoscitiva della cosiddetta Mystica Aeterna, costituente la Seconda e Terza Classe della Scuola. Di cotal ”mirabil rivelazione” sono stato informato, pochi giorni fa, dal nostro ottimo eleusinio amico Trittolemo. E infatti, al controllo che, come atto dovuto, ho fatto, risulta che il giovin scrittore Giorgio Tarditi Spagnoli, ha pubblicato un’opera in ben tre volumi, dal titolo  Mystica Aeterna: La Rosa+Croce di Rudolf Steiner. I tre volumi possono essere richiesti al servizio print-on-demand o print-on-sale di Amazon, e di altri gruppi economico-editoriali, grandi o piccoli, che si occupano del commercio librario on-line.

Il testo viene presentato sulla pagina web del suo autore nelle forme studiate e accattivanti degne di quel battage pubblicitario, che è l’anima (si fa per dire…) della nuova religione senz’anima del mondo moderno: il marketing, che personalmente – mia stravagante opinione – ritengo essere una forma di immorale mercato, per usare un gentile eufemismo. I titoli dei tre volumi dell’opera sono: Storia del Servizio di Misraim, Rituali del Servizio di Misraim, Esoterismo del Servizio di Misraim. Egli presenta l’opera come:

«Una ricerca condotta da Giorgio Tarditi Spagnoli PhD, durata 13 anni, grazie al contributo inestimabile di fonti orali nonché di documenti editi ed inediti riguardo alla Mystica Aeterna, l’Ordine Esoterico di Rudolf Steiner.

600 pagine di Rituali, Storia e Commentari Esoterici pubblicati per la prima volta in Italia, include dei documenti inediti forniti da altri autori. Opera unica nel suo genere e contenuti, corredata da immagini e diagrammi appositamente creati».

Egli si presenta, sul suo sito web e sul social forum di Facebook, come Naturopata e Floriterapeuta Antroposofico, Pranoterapeuta Antroposofico, Counselor Biografico, Web Editor dal marzo 2011 al settembre 2013 della Colorado Film, Dottorando in Filosofia, dal 2010 al 2014, alla Università degli Studi di Milano-Bicocca, Master of Science dal 2009 al 2010 al Natural History Museum di Londra, con studi di Psicologia analitica a Milano, dal 2011 al 2013, sempre presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, cui aggiunge un Dottorato in Filosofia della Scienza, e proviene dal Liceo scientifico indirizzo biologico-ecologico di Sestri Levante, etc. etc.

Non c’è che dire: per chi si lasci impressionare dai titoli accademici, è proprio un bel carnet. Ma se si va poi a scavare in maniera impertinente e irriverente su come stiano effettivamente le cose, la realtà appare allora alquanto diversa dalla seducente apparenza della maschera accattivante ostentata sul volto del nostro giovin autore ligure. Per chi gli ambienti accademici li abbia frequentati, è chiaro che oggi una laurea significhi ben poco. Arthur Schopenhauer, con ragione, sosteneva causticamente che «la laurea trasforma un ignorante non informato in un ignorante informato», e che quindi è chiaro come l’informazione, di per sé, non sia cultura, così come l’insegnamento impartito ai vari livelli scolastici ben difficilmente sia educazione.

Tanto per cominciare, vedo male come si concili per chi si professi antroposofo la Psicologia Analitica junghiana, e relativa attività psicoterapeutica, con l’Antroposofia di Rudolf Steiner, quando lo stesso Rudolf Steiner usò parole di fuoco, che più chiare non potevano essere, contro la psicanalisi freudiana (da lui definita dilettantismo) e ancor più contro la psicologia analitica junghiana (a sua volta da lui definita dilettantismo al quadrato), e le relative conseguenze nefaste, manifestantisi sia sul piano della cultura che della vita delle anime. Lo stesso Carl Gustav Jung, da parte sua, scrisse parole di palese disprezzo nei confronti dell’Antroposofia e di Rudolf Steiner: se ne è parlato anche sulle pagine di questo blog. Un discorso ancora più preciso e, se vogliamo, più “duro”, lo fece Massimo Scaligero in molte sue opere. So anch’io, che vi sono steineriani ed anche, purtroppo, alcuni “scaligeropolitani”, i quali si son dati a mescolare Steiner, Scaligero e Jung, e ad esercitare l’attività lucrativa di psicoterapeuti junghiani, assagioliani e gestaltici, ma ciò riguarda la poca o punta coerenza e serietà delle persone. Soprattutto nel nostro bel paese, in quella bella Terra d’Ausonia, cara agli Dèi, 1700 anni di dominio confessionale ecclesiastico hanno portato gli italiani ad affrontare molte cose della vita all’insegna dell’improvvisato, dell’approssimativo, dell’inaffidabile, dell’opportunistico, dell’incoerente, generando quei mali frutti dell’opportunismo, dell’ipocrisia, del tenere i piedi in molte staffe, di viltà e di servilismo, che non fanno onore al nostro popolo, e talvolta ci fanno persino disprezzare da altre nazioni, da noi un tempo incivilite. Conciosiacosaché vi sono antroposofi – o antroposofazzi, come li chiamava divertito Massimo Scaligero – i quali si dànno tranquillamente alla psicanalisi nelle varie sue forme, così come ce ne sono altri che flirtano, senza alcun problema di coscienza, con la liturgia cattolica, o con la gerarchia cattolica, o addirittura – pur essendo personalità di spicco e dirigenti della Società Antroposofica – hanno un “padre spirituale” barnabita, che li consiglia e ne dirige la vita dell’anima. Contenti loro…

Un altro punto che lascia alquanto perplessi circa le qualifiche del nostro giovin autore è il suo dichiararsi “pranoterapeuta antroposofico”: a pagamento naturalmente. Massimo Scaligero fa su tale attività terapeutica un discorso estremamente chiaro, mettendone in evidenza i lati equivoci e medianici, magari abbelliti dalle seducenti pratiche di magia rituale o cerimoniale, scrivendo in Yoga Meditazione Magia, Teseo, Roma, pp. 179-180:

«Non deve trarre in inganno qualche risultato positivo dell’operazione rituale: persino la guarigione di un male fisico può essere l’irretimento del discepolo da parte di Entità anti-umane, che hanno afferrato le strutture morte degli antichi occultismi. Il discepolo sano scoprirà con il tempo l’inganno del ritualismo, in sé opposto alla direzione «solare», e distinguerà la r e t t a  i n t e n z i o n e esoterica dalla sua forma egoistica e da tutte le presunzioni di essere guaritori e aiutatori del prossimo. A quella retta intenzione egli deve trovare la forma che le corrisponde in questo tempo: la vera forza guaritrice, che opera nel silenzio, sconosciuta, senza vanità di cronistorie terapeutiche.

Se la guarigione di un male dovesse essere il segno del Divino, sarebbe preoccupante il fenomeno della salute di cui godono certi distruttori della salute altrui. La vera terapeutica esige il rapporto del terapeuta con il karma del paziente, che è un rapporto dell’Io spirituale con il senso finale della malattia: a seconda della direzione da cui giunge la terapia, un male fisico tolto può essere un regresso dello Spirito, o viceversa. Certi terapeuti di questo tempo non farebbero male a giovarsi del senso occulto del Faust di Goethe: sì da avvertire che cosa è il p o t e r e interiore come valore  m o n d a n o».

E nei colloqui individuali così come nelle riunioni che teneva, Massimo Scaligero metteva in evidenza come l’aspetto lucrativo nella medianica pratica pranoterapeutica portasse a colludere immediatamente con l’elemento arimanico.

Venendo poi ad esaminare il testo sulla Mystica Aeterna edito dal nostro giovin autore, cominciano i guai sin dalla presentazione ch’egli ne fa sul suo sito. Egli parla di Mystica Aeterna, l’Ordine Esoterico di Rudolf Steiner, ma su questo punto costui viene totalmente smentito dallo stesso Rudolf Steiner, il quale nel XXXVI capitolo de La mia vita, trad. di Febe Colazza Arenson e Lina Schwarz, Editrice Antroposofica, Milano, 1961, p. 344, nega la formazione di un Ordine occulto con le parole:

«Con ciò non venne creata però una società segreta: a chi entrava a far parte della mia istituzione veniva detto con assoluta chiarezza che non entrava in un ordine, ma che, partecipando a cerimonie rituali, avrebbe potuto vivere una specie di dimostrazione, in forma sensibile, delle conoscenze spirituali. Se alcune di queste cerimonie si svolgevano in quelle stesse forme nelle quali, negli ordini tradizionali, i membri vengono accolti o fatti salire a gradi più alti, ciò non aveva il significato di introdurre in un ordine, ma soltanto quello di rendere percepibili, per mezzo di immagini sensibili, il progressivo avanzare delle esperienze dell’anima».

E nella successiva p. 345, aggiunge:

«È comprensibile che, nel venire a conoscenza di un’istituzione come questa ora descritta, subentrino dei malintesi. Molti ritengono più importante il fatto esteriore di far parte di un’istituzione simile che non il contenuto che in essa viene loro dato; avvenne così che alcuni dei partecipanti alla mia istituzione ne parlavano come se fossero divenuti membri di un ordine. Non sapevano fare questa differenza: che, senza che essi appartenessero ad un ordine, venivano loro mostrate cose che di solito vengono date soltanto nella cerchia di un ordine».

Ma – questa è almeno la mia opinione – non credo proprio che il nostro giovin autore non abbia ben letto, o che abbia per superficiale dimenticanza dimenticato queste inequivocabili parole di Rudolf Steiner, che in effetti nel corso della sua opera egli cita. Penso piuttosto che, essendosi egli accostato a persone che vogliono fondare o hanno – come è probabile, anzi certo – già fondato un Ordine rosicruciano, intenda sfruttare – per scopi che personalmente trovo poco commendevoli – il simbolo della Rosacroce e il nome di Rudolf Steiner. Ma la presunzione di fondare un Ordine Rosacroce è assolutamente sacrilega, quanto il pretendere di “riaprire” la Mystica Aeterna – da Rudolf Steiner chiusa e sigillata ritualmente – mettendo in opera i rituali, peraltro incompleti, e mancanti di parti fondamentali già nei primi tre gradi, nonché totalmente – et pour cause, come mi spiegò in vari colloqui Hella Wiesberger – negli ultimi gradi.  Io conobbi Hella Wiesberger, curatrice dell’intero lascito della Scuola Esoterica di Rudolf Steiner, nel 1985, quando ancora non aveva scritto il libro sulla Mystica Aeterna. Posso dire di averlo visto scrivere, dato che la mia amata amica Hella nei nostri frequenti incontri mi descriveva i progressi delle sue ricerche, e le vicende legate alla formazione della Seconda e Terza Classe della prima Scuola Esoterica. Anzi mi trovai nelal felice situazione di portare a Hella alcuni testi di Rudolf Steiner relativi alla Mystica Aeterna, che il Lascito non possedeva: testi che portavano appunti autografi di Giovanni Colazza: ne ebbi benedizioni e, una volta uscito il libro, me ne venne donata una copia con la dedica di Hella Wiesberger. Per tale ragione, sono in grado di smentire molte affermazioni di Giorgio Tarditi Spagnoli, che a me risultano essere false.  

Inoltre, la mancanza di parti essenziali del rituale della Mystica Aeterna non viene rilevata né tampoco messa in evidenza dal nostro giovin autore, il quale in taluni punti “completa”, sua sponte, attingendo a vari materiali – che nulla hanno a che fare con la Mystica Aeterna – provenienti da autori ed Ordini occulti diversi. E, in effetti, ei fa quello che il mio amico L. chiamava un “fricandò con le cipolle”. Ma una tale effettiva mancanza, disinvoltamente “completata” in maniera sbrigativa ed estemporanea, non può certo impensierire il nostro giovin autore, né tampoco il suo amico dell’emisfero australe – suo dichiarato punto di riferimento in questa discutibile intrapresa – tale Samuel Timoti Robinson, il quale ha il coraggio di firmarsi Grand Hierophant del Rosicrucian Order Mystica Aeterna, ed essendo, a suo dire, neozelandese di sangue maori – non ho assolutamente niente contro i simpaticissimi Maori che un tempo fecero vedere i sorci verdi agl’Inglesi invasori, e sono oggi ottimi giocatori di rugby – arriva a sostenere la necessità per noi di ispirarsi (risum teneatis amici…) ad un “rosicucianesimo maori”.

Se poi un qualche lupaccio impertinente e irriverente si toglie lo sfizio di andare a vedere sul suo sito le volgarità  – vere e proprie volgarità nel senso corrente del termine – dell’intraprendente “rosicruciano maori”, Grand Hierophant del Rosicrucian Order Mystica Aeterna,  con tanto di figure e fotomontaggi, si fa un’eloquente idea del basso, anzi infimo, livello  – e su questo Massimo Scaligero aveva ragione da vendere  e da regalare – intellettuale, oltre che morale, di questo individuo che si mette allo stesso livello del Maestro dei Nuovi Tempi, proclamandosi Gran Maestro e Gran Hierophante dell’Ordine Rosacroce e della Mystica Aeterna. Del resto sappiamo come anche la nostra Italia abbondi di Gran Maestri e di Gran Hierophanti, ora seriamente molto preoccupati della possibile concorrenza che possa venir loro dai lidi liguri e dalle australi spiagge maori

Il nostro giovin autore ligure, scrivendo sul sito del suddetto Gran Hierophante, ci comunica qualcosa di stupefacente:

«My name is Giorgio Tarditi Spagnoli, I am an Italian anthroposophist, and I am the writer of this post, even though I am not the author: I received the contents of this post from the oral tradition passed on from my mentor Michele Sarà. It was an important decision to publish this story and it has been written with all my love for Anthroposophy, Rudolf Steiner and Rosicrucianism».

Il che tradotto nella bella lingua del nostro Dante suonerebbe:

«Il mio nome è Giorgio Tarditi Spagnoli. Sono un antroposofo italiano, e sono lo scrittore di questo post, quantunque io non ne sia l’autore. Ho ricevuto i contenuti di questo post dalla tradizione orale trasmessami dal mio mentore Michele Sarà. È stata un’importante decisione quella di pubblicare questa storia ed essa è stata scritta con tutto il mio amore per l’Antroposofia, per Rudolf Steiner e il Rosicrucianesimo».

Di fronte ad una dichiarazione così impegnativa anche un trucido lupaccio ha davvero di che commuoversi. Ma è interessante andare a vedere chi sia questo Michele Sarà, cui rende cotanta onorevole testimonianza il nostro giovin autore. E qui sì che cominciano i guai per davvero, e si scoprono gli altarini. Questo Michele Sarà è – anzi era, in quanto felicemente defunse – un convinto e appassionato seguace dell’antropologo gesuita Teilhard de Chardin. Infatti, di lui viene fatta una sorta di pubblica lode su un sito gesuitico, tutto dedicato al de Chardin, con le parole:

«Nel primo anniversario della scomparsa del prof. Michele Sarà, ne onoriamo la memoria pubblicando “La complessità della vita”, che è il primo capitolo della sua ultima, notevole opera qui accanto segnalata. La scelta del titolo, in cui l’evoluzione è definita costruttiva, sta a sottolineare che i processi di trasformazione non equivalgono al concetto teologico di creazione. Sarà non esclude affatto quanto vi è di valido nella teoria neodarwinista ma la incorpora in un contesto molto più vasto suggerito dalle nuove conoscenze della biologia molecolare. Vi è nella sua opera una messe straordinaria di osservazioni scientifiche che mostrano l’esistenza di fenomeni di interazione, cooperazione ed organizzazione nella dinamica evolutiva. Michele Sarà è stato un amico teilhardiano che ha avuto sempre cura di tener disgiunto il piano scientifico da quello filosofico-metafisico. Lo ricordiamo come un uomo concreto, per nulla animato dalla frenesia di mettersi in mostra, e molto umano. La sua ultima opera è una ricchezza di conoscenze scientifiche offerte con passione a lettori specializzati e non».

Quella di disgiungere il piano scientifico da quello filosofico e metafisico è stata, per secoli, una posizione costante della “scientificità” gesuitica, la quale ha contribuito in maniera decisiva alla formazione dell’attuale materialismo scientifico. Potrei moltiplicare gli esempi, ma mi limiterò a citarne solo tre dei quali mi sono occupato maggiormente in relazione ai miei studi di fisica, di astronomia e di ottica come scienza della visione, nell’ambito della storia della scienza: François d’Aguilon S.J. (1567-1617), matematico belga e fisico, che ha lavorato sull’ottica; Francesco Maria Grimaldi S.J. 1618-1663), fisico italiano, che ha coniato il termine ‘diffrazione’ e costruito strumenti utilizzati per misurare le caratteristiche geologiche sulla Luna; Ruggiero Giuseppe Boscovich S.J. (1711-1787), di padre croato e di madre italiana, nativo di Ragusa di Dalmazia, un tempo libera repubblica: studioso cosmopolita, ‘polimatico’ lo definirebbe Eraclito, autore di 70 scritti sull’ottica, astronomia, gravitazione, meteorologia e trigonometria. Naturalmente, in tutta la scienza gesuitica siamo lontanissimi sia dalla goethiana scienza della natura sia dalla posizione della teoria della conoscenza della concezione goethiana del mondo, elaborata filosoficamente e scientificamente da Rudolf Steiner. E non è certo con i metodi della biologia molecolare, applicati alla teoria darwiniana dell’origine animale dell’uomo, di Michele Sarà che è possibile entrare nel mistero della vita: che è sovrasensibile e spirituale, e non certo fisico.

Poi il lupaccio cattivissimo e irriverente, con inopportuna impertinenza, va a vedere chi siano gli autori che scrivono su quel dottissimo sito BiosferaNoosfera – dichiaratamente teilhardiano – e ivi troviamo molti esponenti della ignaziana Compagnia di Gesù: alcuni dei quali pospongono al proprio nome la sigla identificativa S.J., altri no, come il defunto padre Henri de Lubac, fatto cardinale da Karol Woitila, de Lubac che gesuita però lo era assolutamente, nonché avversario del pensiero e dell’opera di Rudolf Steiner, che nei suoi scritti deride e diffama. Infatti, tra gli scrittori di questo sito darwinista e teilhadiano troviamo un Antonio Spadaro S.J., un Bosco Lu S.J., un Richard Brüchsel S.J., un Saverio Corradino S.J., un Vincenzo D’Ascenzi S.J., un Felix Raj S.J., et alii multi, che noia e fastidio mi impediscono di trascrivere. Le nuove tendenze della teologia ratzingheriana, bergogliana, e genericamente gesuitica sono assolutamente teilhardiane, con tanto di esaltazione darwiniana dell’origine e dell’evoluzione animale dell’uomo. Tra l’altro, queste idee sono esplicite negli scritti di Michele Sarà, che il nostro giovin autore dichiara esser suo mentore, e manca poco che lo chiami, dantescamente, “tu duca, tu segnore, e tu maestro”.

Ora due cose sono certe: una, che i gesuiti mai hanno amato, ed hanno, anzi, detestato Rudolf Steiner, la Scienza dello Spirito, ed eziandio la scienza goethiana; due che Rudolf Steiner e Massimo Scaligero hanno sempre avversato – anche con espressioni feroci – la teoria dell’origine e dell’evoluzione animale dell’uomo, dichiarando ch’essa era fonte di impulsi patologici e distruttivi per l’anima umana. Del resto, teoria mai scientificamente dimostrata, anzi da vari scienziati – non creazionisti, sia ben chiaro – ferocemente demolita. A tale proposito, voglio riportare quel che Massimo Scaligero scrive ne Il Logos e i Nuovi Misteri, Teseo, Roma, 1973, nel IV capitolo, Forme della droga: mistica, corporea, dialettica, a p. 38: «Una forma della moderna droga psichica è il mito dell’evoluzione animale». Inoltre, Rudolf Steiner descrive, più volte, in maniera chiarissima e particolareggiata, l’opposizione totale tra l’impulso spirituale rosicruciano e quello anti spirituale e mondano gesuitico. Direi che Giorgio Tarditi Spagnoli non avrebbe potuto scegliere per la sua discesa agl’inferi un Virgilio ed un Ermete più esiziale del Sarà. Ma, forse, la cosa era ed è voluta a sommo studio.  

Naturalmente, so bene come Michele Sarà, dichiarato mentore di Giorgio Tarditi Spagnoli, si dicesse “antroposofo”, e come fosse stato addirittura fiduciario del gruppo antroposofico genovese, ma come ciò si potesse conciliare con le convinzioni evoluzionistiche darwiniane à la Teilhard de Chardin, e quanto egli insegnasse a livello accademico, è cosa che non può non lasciare alquanto perplessi. Ma fino a un certo punto, perché l’infiltrazione confessionale cattolica – naturalmente sotto mentite spoglie – e, in vari casi accertati, addirittura gesuitica, nella Società Antroposofica, sia in Italia che all’estero, è cosa avvenuta e provata. Al punto tale che, decenni fa, il Vorstand, ossia la Direzione della Società Antroposofica, si ritrovò a dover cambiare gli Statuti della medesima, inserendo la norma che autorizzava il Vorstand ad espellere singole persone e a sciogliere ed escludere dalla Società gruppi antroposofici “senza dirne le motivazioni”, cosa che nella nostra Italia sarebbe persino illegale. Una tale misura, ovviamente, è l’extrema ratio che, con tarda intelligenza e intempestiva saggezza, si prende al fine di “chiudere la stalla quando i buoi sono scappati”. Era accaduto che, in Germania e altrove, elementi gesuitici si erano impadroniti di interi gruppi antroposofici, erano penetrati nella Classe Esoterica, impadronendosi dei mantram e delle stesse “lezioni di Classe”.

Notoriamente, gli antroposofi non sono precisamente delle aquile, ossia non dimostrano di essere particolarmente svegli, e della loro mancanza di vigilanza, della loro faciloneria, della superficialità, nonché del corrente sentimentale pressappochismo, lo stesso Rudolf Steiner ebbe a lamentarsi con parole di aspro rimprovero. Tanto per fare un esempio – che invero fa poco onore alla nostra Italia – basta ricordare come un antroposofo romano, Bruno Roselli, già buon traduttore delle conferenze tenute da Rudolf Steiner a Parigi nel 1906, dal 26 maggio al 14 giugno, alle quali partecipò Edouard Schuré, intitolate Esoterismo cristiano. Lineamenti di una cosmogonia psicologica, edito nel 1940 dalla benemerita casa editrice milanese Fratelli Bocca (tra l’altro fatta chiudere proprio dai gesuiti), che era lettore della Classe Esoterica. Il Roselli – come testimoniatomi da Massimo Scaligero e da Romolo Benvenuti, era un uomo magari buono, ma debole di volontà, ingenuo e poco avveduto. Alla sua morte, il R.P. Giuseppe Messina S.J. si fece dare dalla figlia, cattolica integralista, bigotta e acidiosa, tutto il materiale esoterico del padre, comprese le lezioni della Classe Esoterica. Tutti questi particolari mi furono più volte riferiti e testimoniati da Massimo Scaligero e Romolo Benvenuti, per molti decenni fiduciario del Gruppo Novalis a Roma.

Sin dal Seicento, e ancor più, dal Settecento, i gesuiti hanno portato avanti una duplice strategia: da una parte, combattere apertamente col ferro e col fuoco le comunità spirituali non conformi all’ortodossia ecclesiale – vedi la Guerra dei Trent’Anni, scatenata per tentare di estirpare l’impulso rosicruciano, e i roghi sui quali perirono Giordano Bruno ed altri – e dall’altra, attraverso l’infiltrazione di propri milites nelle varie comunità esoteriche: mistiche, ermetiche, rosicruciane e massoniche. Nei primi decenni del trascorso secolo, i gesuiti – per es. in Italia il R.P. Giovanni Busnelli S.J. e in Germania il R.P. Otto Zimmernann S.J. – fecero una lotta feroce a Rudolf Steiner e alla Scienza dello Spirito, mettendo a giro persino la calunniosa accusa di essere un prete spretato, spingendo poi gli avvenimenti a quegli estremi che portarono all’incendio del Goetheanum, e all’avvelenamento di Rudolf Steiner. In Italia, durante la II Guerra Mondiale, sotto l’occupazione tedesca, i gesuiti misero a giro la voce che Rudolf Steiner fosse ebreo, chiedendo quindi la messa al bando, la distruzione delle sue opere, la persecuzione dei suoi seguaci, come già era avvenuto in Germania: ci volle una coraggiosa azione ad hoc di Massimo Scaligero – è bene ricordarlo agl’immemori e ingrati antroposofi – per evitare una simile sciagura.

Prima e dopo l’ultima guerra, i gesuiti, come abbiamo detto, si insinuarono nei gruppi antroposofici – che è come sparare sulla Croce Rossa. E una tale insinuazione è ampiamente avvenuta anche in tempi recenti con l’infiltrazione di loro agenti negli ambienti antroposofici e “scaligeropolitani” – come li chiama il mio amico C. – al fine di attuare quel esiziale “trasbordo ideologico inavvertito”, tuttora in corso, del quale vi è stato ampiamente modo di parlare su questo temerario blog. In Germania e in Italia vi sono case editrici le quali, potendo contare su ampi finanziamenti di discutibile origine, pubblicano opere di Steiner – come ho potuto personalmente verificare – “rivedute e corrette”, “ortopedizzate” in modo che si scontrino il meno possibile con la vigente ortodossia confessionale. Inoltre, tali case editrici propagandano le opere di Valentin Tomberg, grande fautore della cattolicizzazione dell’Antroposofia. Da molti anni constatiamo come, ad esempio, il direttore della trentina casa editrice “tomberghiana” – la quale pubblica tra l’altro scritti di Alfred Richard Orage, uno dei maggiori esponenti della scuola dell’iniziato arimanico G.I.Gurdjeff, che tanto piace ai militi della nota Compagnia – veda i propri scritti accolti nella gianicolense rivista, sedicente “scaligeropolitana”, che l’Innominato pubblica in quel di Roma.  Ho avuto persino modo di leggere su un forum la dichiarazione di un mio acerbo critico, il quale afferma essere l’Innominato gianicolense un tomberghiano convinto. Possibilissimo.

Ovviamente, chi a cotal “nobile” intrapresa si accinge è necessario che ostenti devozione ed entusiasmo nei confronti della Via e ai Maestri, salvo poi demolire tutto strada facendo. Le citazioni che farò dell’opera del nostro giovin autore ligure, che si avventura nello scivoloso sentiero dell’«inavvertito ideologicamente trasbordare» i lettori di Steiner, sono tratte dalla versione digitale della sua trilogia, perciò senza il riferimento delle pagine dell’edizione cartacea. Francamente non mi sembrava il caso – non solo a causa dei magrissimi cespiti per grazia dei quali sopravvivo – di “finanziare” scioccamente la parte avversa. Ora, anche il nostro giovin autore è fortemente “laudativo”, addirittura in maniera stucchevole, nei confronti dei Maestri: poi vedremo strada facendo che fine fanno gli ostentati ottimi propositi. Lasciando perdere varie pagine sentimentalmente edulcorate, egli così scrive:

«Al contempo lo scritto vuole presentare il più oggettivamente possibile le varie correnti ed ordini la cui storia si intreccia alla Mystica Aeterna, senza parteggiare per alcuno: ogni corrente spirituale ha il suo ruolo nell’evoluzione cosmica. Tale neutralità non nega l’accadimento oggettivo dei fatti, ma li pone in un contesto più ampio, cosmico per l’appunto, rispettando i principi di positività nell’atteggiamento, spregiudicatezza nel pensare e armonia dei sentimenti con i quali accogliere – in libertà – gli incontri del destino che avvengono nell’elemento umano.

È in questo spirito di antidogmatica apertura che nel tempo ho potuto incontrare varie personalità appartenenti a diversi movimenti ed ordini esoterici internazionali: così ho scoperto che anche loro coltivano amore per la figura dello Steiner, della sua Opera e, fecondando il loro lavoro esoterico con la scienza della scienza [sic!] dello spirito antroposofica. Ecco è lo Spirito della Comunità del Graal che mi ha aiutato a comporre questo saggio. In riferimento a ciò, il presente lavoro non rompe il segreto iniziatico, dato che tutti i rituali qui presenti sono già stati pubblicati in lingua tedesca e in inglese. È dunque tempo che vengano pubblicati anche in italiano. Piuttosto l’auspicio è che l’approccio rituale della Mystica Aeterna e la sua realtà spirituale, possa ispirare il lavoro esoterico di altri gruppi e ordini».

In realtà, il nostro giovin autore parteggia, e moltissimo, per gruppi occulti che con la Scienza dello Spirito, e i metodi ad essa peculiari, nulla hanno a che vedere, o che sono addirittura ad essa antitetici. Costui propugna e predica una sorta di “ecumenismo esoterico”, una tolleranza di facciata che ha come risultato una sorta di informe minestrone, o un “fritto misto di totani, calamari, e gamberi”, come lo chiamerebbe il mio ottimo amico C., un beverone nel quale ogni elemento dell’immangiabile intruglio verrebbe ad essere equivalente ad ogni altro. Ciò che vi è di peculiare nella Scienza dello Spirito scomparirebbe – per dirla con le mordaci parole che G. W. F. Hegel usò nella sua Fenomenologia dello Spirito contro Friedrich Schelling – «in una notte oscura in cui tutte le vacche sono nere», cioè in una nebbiosa oscurità nella quale si perdono le differenze e le specificità che caratterizzano, e a volte oppongono, invece, vie e metodi tra loro antitetici: a volte espressione di forze e potenze anti-spirituali e anti-umane. Su questo punto Sia Rudolf Steiner che Massimo Scaligero sono stati estremamente chiari.

È ben vero che in tedesco e in inglese siano stati pubblicati, in maniera tra loro conforme, i rituali della Mystica Aeterna, ma quelli pubblicati da Giorgio Tarditi Spagnoli, non sono conformi al testo di essi curato da Hella Wieberger, e pubblicati prima in tedesco e poi fedelmente tradotti in inglese: nella pubblicazione del nostro giovin autore vi sono vistosi tagli e numerose aggiunte, i quali e le quali cambiano alquanto il significato del testo originario.

Inoltre, vi sono numerosi errori di traduzione, e svarioni vari. Per dirne giusto uno, là dove il testo tedesco di Rudolf Steiner ha il termine Myste, egli lo traduce erratissimamente come il “mistico”. Mentre chiunque abbia un minimo di cultura classica o di storia delle religioni sa bene che i mystes erano gli iniziati al primo grado dei Misteri Eleusini, che Rudolf Steiner aveva intenzione di far risorgere in forma novella. Normalmente gli studiosi traducono il greco mystes con “mista”, oppure lo lasciano non tradotto. Ad esempio, anche Etienne Marconis de Nègre, fondatore in Francia dell’Ordre Maçonnique Oriental de Memphis, nel suo Sanctuaire de Memphis, ma anche in altre opere, usa per il primo grado il termine mystes, e non lo traduce col francese mystique. È ben vero che “mistico” viene da mystes, ma non significa affatto mystes. Anche chi ha studiato filosofia – come il nostro giovin autore dice di aver fatto alla Università Statale Milano-Bicocca – sa, o dovrebbe sapere, che in filosofia – nella fattispecie nel criticismo kantiano – “trascendentale” viene da “trascendente”, ma non significa affatto “trascendente”.  

Altri svarioni di traduzione e di trascrizione riguardano le parole ebraiche, ch’egli riporta nel corso del suo confuso periodare. Ciò in parte dipende dalle fonti anglosassoni alle quali attinge, in parte è frutto di ignoranza allo stato puro sans arrière pensée. Se quando dètti, in lontani anni, l’esame di Filologia Biblica, avessi ad es. scritto TIPHARETH – come scrive, appunto, in tutte maiuscole il nostro giovin autore ligure – la Professoressa I.Z., titolare della cattedra, pur mia cara amica, mi avrebbe coperto d’insulti e cacciato a pedate.  

Un punto “particolare”, che tocca un punto estremamente sensibile per chi segua la Via rosicruciana, è come Giorgio Tarditi Spagnoli “traduce” il Prologo del Vangelo di Giovanni, all’inizio del suo secondo volume. In realtà, egli “traducendo” non traduce un tubero – come direbbe la nostra cara Savitri – bensì col copia-incolla riprende paro-paro, naturalmente senza citare la fonte, quanto si trova in questa pagina di Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Prologo_del_Vangelo_secondo_Giovanni.  In questo caso non mi sembra proprio che si tratti di semplice ignoranza, ma ho l’impressione che si tratti di una vera e propria voluta falsificazione del testo da parte dell’anonimo estensore o degli estensori della suddetta pagina di Wikipedia, ed è sintomatico che il Tarditi Spagnoli tra le moltissime che ha a disposizione scelga proprio questa traduzione. Infatti, così vengono tradotti il quarto e quinto versetto del Prologo: «In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini e questa luce splende ancora nelle tenebre poiché le tenebre non riuscirono ad oscurarla». Il che è l’esatto contrario di quanto afferma il testo originario, nel quale è scritto:

«ἐν αὐτῷ ζωὴ ἦν, καὶ ἡ ζωὴ ἦν τὸ φῶς τῶν ἀνθρώπων· καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει, καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν».

Parole che la Vulgata di Girolamo traduce così in latino:

«In ipso vita erat, et vita erat lux hominum, et lux in tenebris lucet, et tenebrae eam non comprehenderunt».

Si può forse discutere se la traduzione più felice del greco αὐτὸ  οὐ κατέλαβεν e del latino eam non comprehenderunt, sia «non l’accolsero», o «non la compresero» – il testo greco e quello latino del Vangelo di Giovanni sono finemente polisemici ed ammettono più traduzioni  lecite, degne tutte di essere meditate – ma tradurre quel punto con «questa luce splende ancora nelle tenebre poiché le tenebre non riuscirono ad oscurarla», non è tradurre il testo, bensì è tradirlo.

Proseguendo la nostra disanima dell’opera del giovin autore ligure, bisogna proprio dire non depone certo a suo favore della limpidità del suo discorso il mettere sullo stesso piano, in un solo calderone a cuocere Max Heindel, ladro, plagiatore e traditore,  Jan Rijkenborgh e la sua paredra Catharose de Petri, che hanno edificato ad Harlem il loro Lectorium Rosicrucianum attingendo e mescolando gl’insegnamenti di Max Heindel e Gurdjeff, nonché saccheggiando l’opera di Rudolf Steiner, Theodor Reuss, spia doppiogiochista, mercante dell’occulto e propugnatore della magia sessuale, fondatore della Comune erotico-magica di Monte Verità ad Ascona, dedita all’amore libero e ad altre poco simpatiche cosucce, MacGregor Mathers, fondatore assieme ad altri dell’Hermetic Brotherhood of Golden Dawn, il Dr. William Wynn Westcott, Supreme Magus della Societas Rosicruciana in Anglia, Arthur Edgar Waite, il Dr. Robert Felkin, fondatore della Stella Matutina – che ogni tanto il nostro giovin autore, evidentemente non controllando l’operare dell’inaffidabile correttore automatico, trascrive come “Felini” – , Violet Firth, alias la maga inglese Dion Fortune della Inner Light, che tanta simpatia nutriva per il satanista ed erotomane Aleister Crowley, che cità come autorità nella sua Cabbala Mistica, e via dicendo. A cuocere nello stesso calderone il nostro giovin autore plurilaureato ci mette pure Rudolf Steiner, Giovanni Colazza, Massimo Scaligero, il Gruppo Novalis di Roma, Harry Collison, Alfred Meebold, ponendoli accanto di tutta una serie di occultisti: alcuni buoni, altri cattivi e taluni – come Aleister Crowley – proprio pessimi. Ci saranno, negli articoli che seguiranno questa prima introduzione, sulla base di documenti, molte affermazioni da smentire o anche solo da rettificare.

Non depone affatto circa l’affidabilità e della serietà delle sue fonti documentarie il portare come autorità quel che scrive o dice “Inquire Within”, che il nostro giovin autore traduce – forse usando Google translate – con “Cercatore Interiore”, ossia per lui la “Signorina Stoddard”, ovvero per noi Christina Stoddart, autrice di due opere – che ovviamente possiedo – nelle quali ella dedica interi capitoli a diffamare e calunniare Rudolf Steiner e l’Antroposofia, adoprando distorcendolo materiale di prima mano che qualche traditore le ha trasmesso. Le due opere, firmate Inquire Within, sono Light-Bearers of Darkness del 1930, e The Trial of the Serpent, edita nel 1936 presso la Boswell Publishing Co. Ltd., in Essex Street a Londra. La Christina Stoddard, che scrisse con l’eteronimo di Inquire Within, ossia “Investiga dentro”, fu una delle tre megere, assieme a Edith Starr Miller, Lady Queenborough, autrice dei due volumi di Occult Theocracy del 1933, che possiedo, e a H. Nesta Bevan, coniugata Webster, autrice di molte opere tra le quali Origin and Progress of World Revolution e World Revolution: The Plot Against Civilisation, pur esse da me possute, le quali si fecero portatrici e instancabili fautrici della plot-theory, ossia di quella “teoria del complotto” che attribuisce il declino della civiltà, la sovversione rivoluzionaria mondiale all’azione di varie società segrete come gli Illuminati di Baviera di Adam Weishaupt o movimenti occulti come l’Antroposofia di Rudolf Steiner, assieme ai movimenti teosofici, allo yoga indiano e vie orientali in genere, alla frammassoneria, all’ebraismo, al rosicrucianesimo autentico o farlocco: comunque distorcendo, diffamando, affabulando, inventando quanto plausibilmente “utile” a tale infame causa. Sarà utile e istruttivo mostrare – i lupacci cattivissimi in questo campo hanno ottimo fiuto – chi realmente muoveva le fila dell’azione di queste tre megere. Ma non lo possiamo fare ora. In seguito lo faremo in maniera ben documentata e il candido lettore può esser sicuro sin d’ora che i risultanti saranno oltremodo interessanti. 

L’opera di Giorgio Tarditi Spagnoli è in tre volumi per complessive 600 pagine. Ovviamente questo articolo, già troppo lungo, vuole essere solo una sorta di introduzione a quanto scriverò in seguito, poiché molte sono le cose da affrontare: affabulazioni da sfatare, “invenzioni” da smascherare, calunnie indegne – come quelle contro Marie Steiner-von Sivers – da denunciare, e l’intero impianto dell’opera da analizzare criticamente. Spero solo di non dover concludere al termine di una tale analisi critica di trovarmi, una volta di più, di fronte a quel fenomeno inquietante dal punto di vista spirituale, che per gli antichi Elleni e Romani veniva ad essere sintetizzato in una sola parola, la quale nel Mondo Classico stava a significare tecnicamente la simulazione sacrilega e bugiarda di quanto sacralmente si svolgeva nei Misteri: MISTIFICAZIONE. Perché, se così fosse – e spero vivamente di sbagliarmi – un tale mistificazione, come ogni mistificazione sarebbe doveroso per qualsivoglia discepolo della Via Regia dell’Iniziazione abbattere e demolire sino alle fondamenta: a meno che non si voglia diventarne complici.

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