UN INCONTRO SINGOLARE, E UN COLLOQUIO STRAORDINARIO: OVVERO LE MERAVIGLIE DEL CALLIDO “INSINUANTE”

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Possiamo dire – per quanto paradossale ciò possa apparire – almeno da un certo punto di vista, che per molti sicuramente risulterà alquanto inconsueto, che viviamo in un’epoca veramente meravigliosa, nella quale non vi sarà affatto modo di annoiarsi. Perlomeno, sarà così per i “vispi” e gli “svegli”. Epoca formidabile davvero, a giudizio del mio terribilissimo amico C., asceta d’altra dottrina, dalle idee estremamente chiare su come funziona questo sempre più immondo mondo: epoca davvero formidabile soprattutto per pendagli da forca, farabutti e gaglioffi di varie risme.  

Il mio amico C., in particolare, esaminando la vasta covata, sedicente esoterica, che popola, e spopola, la nostra bella Terra d’Ausonia, cara agli Dèi, esprimendosi in maniera caustica e piuttosto cruda, nell’alludere al loro infimo livello mentale e morale, epìteta in maniera impietosa i molti imbonitori che, nella irrealtà virtuale della “rete” e nel cosiddetto mondo reale, si fanno aspra concorrenza – ma che, all’occasione, realizzano anche una sorta di concorde alleanza – e li chiama «volgari mercanti di birra e venditori di trippa». Si potrebbe parlare, a proposito di cotesti squallidi figuri, a giusta ragione, di una autentica concordia discors : un po’ come i famosi “ladri di Pisa”, i quali di giorno leticano, e la notte vanno a rubare insieme.

I più spregiudicati tra loro – spregiudicati, naturalmente, in senso morale, e non in senso conoscitivo, come sarebbe invece auspicabile che accadesse – veri “mercanti dell’occulto”, il mio amico C. li qualifica col colorito termine di «comancheros che vendono i winchesters agl’indiani mescaleros fuggiti dalle riserve», oppure li tratta da «desperados, bandidos, bandoleros della Sonora», ossia, nella fattispecie, non li tratta esattamente da poetici e romantici banditi-gentiluomini, alla Robin Hood e alla Little John, tanto per intenderci, bensì come spietati tagliagole: naturalmente, il tutto traslato nel peculiare campo spirituale ed esoterico, che c’interessa, dove è accaduto e tuttora accade davvero di tutto.   

Vi sono, poi, – invero pochi, ma molto più raffinati, e sicuramente anche ben più pericolosi – coloro che amano fare le “eminenze grigie”, i “grandi pupari”, ovverossia quegli abili manipolatori, dall’indubbia callida “intelligenza” – loro si reputano intelligentissimi, e reputano gli altri “insinuanti”, collaboranti con loro, perlopiù idioti: utili o meno, ma per loro, comunque, idioti – operanti di preferenza “dietro le quinte”. “Eminenze grigie” e “pupari”, i quali non si fanno scrupolo veruno a mentire, a sottilmente diffamare (magari pure con apparenze laudative), a manipolare e ad usare qualsivoglia individuo, che sia scientemente complice o meno, e, alla bisogna, qualsiasi mezzo – sofisticato o brutale – per giungere alla realizzazione dei loro scopi: per lo più inconfessati e inconfessabili. Normalmente, per attuare i suddetti inconfessabili fini, essi si servono, di volta in volta, di adeguata “manovalanza”, magari eventualmente da sacrificare, poi, a lavoro sporco compiuto. Un po’ come quegli ufficiali inglesi – rigorosamente di estrazione aristocratica, ci mancherebbe altro! – che, nel Settecento, da una parte, si riunivano in eleganti ed accoglienti club del New England, ove leggevano e discutevano delle opere filosofiche di Ralph Cudworth, o declamavano le poesie di Samuel T. Coleridge, bevendo tea al gelsomino, o scotch whisky, sapientemente invecchiato, mentre, dall’altra, inviavano gl’indiani Irochesi, o quelli di altre tribù disponibili, a fare il “lavoro sporco”: massacrare e scotennare i coloni francesi e i ribelli americani.  

Queste sono, grosso modo, le tre “tipologie” di quelli che definisco “insinuanti”, come appunto venivano chiamati nelle società segrete del Settecento coloro che s’infiltravano in ambienti esoterici vari. “Insinuanti” che nel caso dell’esoterismo della Terra d’Ausonia in generale, e della Scienza dello Spirito in particolare, rappresentano una parte – certamente non disinteressata, e soprattutto non leale – dei frequentatori, sovente sotto mentite spoglie, degli ambienti spiritualistici: “scaligeropolitani” compresi. La superficialità, la negligente approssimazione di molti tra questi ultimi apre una agile porta agli “insinuanti”, e se qualche lupaccio cattivissimo intende “svegliare” i tramortiti e poco consapevoli “insinuati”, costui fa pure la parte del fastidioso rompiscatolone,  importuno e malsopportato, e spesso costui viene eziandio diffamato, bollato e infamato come “antropoinquisitore”. Experto crede Ruperto

Negli ambienti spiritualisti, invero, si incontrano anche tante brave persone, dal cuore puro, sincere, e talvolta d’animo semplice, le quali si dedicano con entusiasmo e dedizione a ricercare e a coltivare con amore quella Conoscenza spirituale, alla quale la loro anima, con tanto ardore, anela. Queste brave persone sono spesso l’oggetto, ossia sono le vittime predestinate, dell’azione “spregiudicata”  – “spregiudicata”, ripeto, in senso morale, e non nell’auspicabile senso conoscitivo – dei rappresentanti delle sunnominate tre tipologie di volgari o raffinati gaglioffi: azione “interessata”, e cinicamente “spregiudicata”. Quelle anime semplici sono, appunto, il target, l’oggetto, l’obbiettivo, le vittime “preferenziali” degli spregiudicati “insinuanti”, dei quali qui si discorre.  

Tutti costoro – “mercanti di birra”, “comancheros”, e intelligentissimi “pupari” –  peraltro sanno bene, essendocisi talvolta scontrati duramente, che vi sono a giro anche altre persone, purtroppo per i suddetti mestatori, “sveglie” e niente affatto “idiote”, le quali s’ingegnano, come possono, a disvelare i loro perversi piani, e si sforzano eziandio, con l’aiuto dei Numi, di farli fallire: come è giusto che sia. Cotali individui – che ai sapienti piani degl’intelligentissimi “pupari” mettono più bastoni possibili tra le ruote – sono, oltre che “vispi” e “svegli”, anche risoluti e molto pericolosi, conciosiacosaché per i suddetti “pupari” ed “eminenze grigie” è assolutamente necessario eliminarli con ogni mezzo: anche mediante quelli più sporchi e turpi. Sempre la solita storia: insulti, calunnie, e minacce legali o perfino fisiche. Vi è stato pure chi con chi qui scrive ci ha provato con “male e oscure magiche arti ” – cercando d’isforzar Cocito e Flegetonte, come direbbe Torquato Tasso – a spedirlo anzitempo nell’Ade, ma questa non è cosa poi così facile, e quel sozzo figuro ci si è pure rotte le ossa: lui, e con lui i suoi sciocchi famuli e assecli.

Ma come si attua una tale interessata opera di “insinuazione” negli ambienti spiritualisti? Si attua con modalità diverse, ma tendenti tutte – agli occhi di chi abbia sguardo perspicace, e sappia non solo guardare, ma anche “vedere” – ad un medesimo, veramente esiziale, fine. Ma partiamo dalle forme più grossolane ed “esteriori”, e proprio per questo, per i “vispi” e gli “svegli” perlomeno, più facilmente individuabili. Ma, pur nella loro grossolanità, e brutalità, cotesti “mercanti di birra e venditori di trippa” e cotesti “comancheros” – sempre per usare l’espressione del mio ottimo amico C. – mietono vittime a migliaia.

Per esempio, vi è nella nostra bella Italia tutta una mala genia di loschi figuri, i quali sulla carta stampata e su vari siti e social network di internet fanno ogni sforzo per fagocitare l’insegnamento di Rudolf Steiner, di Giovanni Colazza, e di Massimo Scaligero, cercando di convincere i semplici e gl’ingenui sul fatto che l’insegnamento della Scienza dello Spirito non sarebbe altro – a loro dire, ovviamente, e malgrado, va da sé, le molte espressioni ironiche e feroci, orali e scritte, di Massimo Scaligero su certi “maestri” e le loro “vie” – che la migliore introduzione a certa “magia di potenza”, e soprattutto ad una forma trasgressiva di “magia sessuale” – secondo le problematiche ricette di Ciro Formisano, alias Giuliano Kremmerz, il Mago di Portici – da essi spacciata per “Alchìmia”. Costoro fanno scientemente un immondo zuppone, nel quale mescolano – senza minimamente preoccuparsi delle molte e clamorose contraddizioni che ne risultano – Steiner Gurdjieff ed Evola, Colazza Franz Bardon e Crowley, Scaligero Castaneda e Kremmerz, nonché quant’altro, via via, essi trovano utile e disponibile alla bisogna tra le Vie d’Oriente e d’Occidente, siano esse antiche o moderne. Nel caso della Scienza dello Spirito, e della Via del Pensiero, si tratta da parte loro di una vera e propria “appropriazione indebita”, di un vero e proprio, estremamente cinico, brutale “scippo”. Costoro offrono ai deboli e agli incerti, dalla labile e fiacca volontà, il fallace miraggio di quelle “vie della facile forza” e del “rapido conseguimento”, che facilmente seducono i pigri e gl’ingenui, mentre – come, esplicitamente ammonisce, più volte, con parole che più chiare non potrebbero essere, Massimo Scaligero – non vi è niente di meno facile e, salvo rarissime eccezioni, nulla di meno rapido.

Alcuni amici “vispi” ed io abbiamo potuto assistere, per esempio, con nostro notevole sconcerto, ad una “strana” politica editoriale, gestita nelle scelte, nei tempi, nelle modalità di pubblicazione, talvolta nella pesante alterazione dei testi, per noi sacri di Massimo Scaligero – che in passato chi scrive ha avuto anche modo di documentare su questo blog – cosa che ad uno sguardo poco scaltrito potrebbe apparire, dal punto di vista economico, come veramente “folle”, tanto più che una tale attività editoriale, almeno un tempo, prima di passare in mani più spregiudicatamente “commerciali”,  era andata avanti pionieristicamente col determinante sostegno di “amici fraterni” i quali, pur non navigando affatto nella agiatezza economica, per finanziare la pubblicazione delle opere di Massimo Scaligero, si levavano letteralmente il pane di bocca, rinunciavano alle vacanze, e via dicendo. Si potrebbe notare – parafrasando, a modo mio, quanto detto nell’Amleto shakespeariano – come in quella sua “follia editoriale”, vi sia molto metodo, sin troppo metodo, almeno per i miei personali gusti, per esser essa frutto della mera casualità, della improvvisazione, o della semplice incapacità o incompetenza.  Anni fa, feci notare, “fuori dai denti”, la cosa a “qualcuno”, il quale non gradì punto cotale mio esplicito rilievo. Al solito, i miei amici ed io siamo malpensanti, ma saremmo ben felici di sbagliarci alla grande, perché in tal caso noi potremmo ridere di noi stessi, e questo immondo mondo sarebbe migliore. E invece, pur desiderando sbagliarci, con nostro grandissimo disappunto, ci tocca aver ragione! 

Sono “vie” e metodi, che in passato ho avuto occasione di esaminare a fondo, e quindi pure di ben conoscere. A tale proposito, ho avuto modo, nel tempo, di fare varie esperienze, e raccogliere conoscenze davvero “interessanti”. Siccome ho sempre pensato che la conoscenza – anche di cose errate e pericolose – sia migliore della non conoscenza, e siccome ho sempre ritenuto che la verità sia di chi la cerca, e di chi la cerca talvolta soffrendo, lottando duramente, e, pagando di persona, la conquista, mi sono trovato talvolta, perlopiù invitato, ma anche “curioso”, ad andare a “bracare”, come si dice in Etruria, in vari ambienti. Lo facevo, col suo consenso, sin da quando, Massimo Scaligero era tra noi, e nei nostri incontri avevo modo d’informarlo di quanto, via via, venivo a scoprire, e ne discutevo poi direttamente con lui. Naturalmente – direbbe il mio ottimo amico C. – conoscere vie e frequentare gente non significa affatto automaticamente accettare e condividere. Con taluni rappresentanti di tali vie ho pure avuto furiosi litigi. Comunque si trattava di conoscenze di dottrine ed esperienze di ambienti fatte rigorosamente a rischio e pericolo mio personale, e non a rischio e pericolo di altri.

Anzi, si trattava di conoscenze ed esperienze ricercate, esaminate ed acquisite anche per risparmiarne ad altri amici, meno pugnaci e avvertiti,  la fatica e il pericolo. Non tutti, è chiaro, sono tenuti o devono fare tutto. E neppure è consigliabile a tutti il farlo. Tutt’altro. Il muoversi in taluni di quegli ambienti – per usare, ancora una volta, le metafore alla Tex Willer del mio ottimo amico C. – è come muoversi per le strade di Tucson, nel vecchio Far West americano: ci vuole gente sveglia, mano veloce, e dito sempre sul grilletto della colt. Il cercare e l’andare a “bracare” in vari ambienti – alcuni dei quali, è giusto riconoscerlo, erano corretti e composti di brave persone seguenti antiche vie tradizionali, ancorché, dal punto di vista radicale della Via del Pensiero, oramai superate; altri, invece, erano ambienti equivoci, e non poco pericolosi – si rivelò, poi, nel tempo molto fruttuoso, e addirittura provvidenziale, per una sorta di hegeliana “eterogenesi dei fini”, rispetto alla necessità di dipanare la ingarbugliata matassa dei retroscena, oscuri e inquietanti, che riguardano talune personalità e certi eventi che a vario titolo agirono, e agiscono tuttora – sotto mentite spoglie e con una maschera sul volto – interferendo pesantemente nei destini di quella che Massimo Scaligero chiamava la “Comunità Solare”. Personalità ed eventi, che un tempo – ero allora molto giovane, e fatalmente ignorante, ingenuo, fiducioso ed inesperto – trovavo enigmatici, ma che la suddetta lunga e pericolosa mia ricerca ha chiarito sin troppo crudamente di quale natura fossero. E quella pericolosa ricerca mi rivelò che non vi era per me che una unica maniera di giungere ad una tale cruda chiarificazione: sfidare il pericolo ed osare conoscere!

Ora, in uno di cotali ambienti, per esempio, vi fu chi mi disse che seguendo le trasgressive pratiche sessuali – mentitamente spacciate per Alchìmia – indicate da Giuliano Kremmerz a sue cerchie ristrette di discepoli – un qualsiasi praticante poteva, attraverso quella più che problematica “magia trasmutatoria”, in circa tre-quattro anni, trasformarsi niente-poco-di-meno-che in una Deità Ammonia! Ma certo: trasformiamo in poco tempo e con poca fatica – è l’espressione beffarda che si ritrova negli stessi scritti del Mago di Portici – “uno zotico coltivatore di rape in un angelo buono” o, appunto, “in una Deità Olimpica”! Beh, non starò a descrivere le tragedie, e i naufragi dei quali, come osservatore distaccato, ho avuto modo di essere testimone diretto, sia pure dall’esterno, rispetto a quel che avveniva in tali cerchie. Ma è proprio ad “introduzione” a consimili vie e metodi che “mercanti di birra” e “comancheros” vorrebbero ridurre l’aureo insegnamento di Massimo Scaligero e del Maestro dei Nuovi Tempi.

La malafede, che sta dietro ad una tale spregiudicata operazione – sempre agli occhi di chi sappia “vedere” – è patente, eppure in cotali panie cascano moltissimi, tant’è che quei figuri non si peritano minimamente nell’indire congressi e tavole rotonde – come, per es., hanno fatto più volte recentemente a proposito del Gruppo di UR – e non si risparmiano punto nell’affaticarsi andando a giro per l’Italia a fare conferenze su conferenze presso varie “librerie esoteriche”, nonché a fare corsi a pagamento sul “pensiero vivente” di Massimo Scaligero, sulla di lui “tradizione solare”, sforzandosi il più possibile di compromettere il pensiero del Maestro – e dei Maestri, ossia: Steiner, Colazza, Scaligero – con questioni e posizioni politiche, le quali con l’esoterismo autentico in generale, e la Scienza dello Spirito in particolare, nulla hanno e nulla devono avere a che fare. Su queste immonde manipolazioni, Massimo Scaligero – suo ex ore ipso de hoc saepe clariter audivi – era, a dir poco, feroce. E a taluni amici, che in cotali trappole sono caduti, egli avrebbe levato la pelle di dosso: come, del resto, gli vidi in più occasioni fare. E conosco persone – anche della mia città – che francamente non mi sarei mai aspettato che compiessero di tali clamorosi, e pericolosi, scivoloni.

Quelli del primo gruppo, sono perlopiù operatori appartenenti agli ambienti, particolarmente spregiudicati, dei “mercanti dell’occulto”, che per ragioni di marketing sovente riducono l’esoterismo allo sciropposo e stucchevole livello dell’americanissima New Age. Ma per quanto estremamente basso e grossolano sia il loro lacrimevole livello, purtuttavia hanno un notevole successo: soprattutto commerciale, e addirittura editoriale.  

Già più inquietanti sono coloro – tanto per intenderci: i “comancheros” del mio amico C. – i quali strumentalizzano e manipolano l’Esoterismo in generale e la Scienza dello Spirito in particolare, non tanto, o non solo, a scopi commerciali e di lucro – che, quando ci sono, peraltro essi non disdegnano affatto – bensì a scopi ideologici, talvolta confessionali e politici. Particolarmente inquietanti, e pericolosi tra questi “bandoleros” e “gangsters” dello spirito, sono coloro che, tra l’altro coltivano – palesi o celate – collusioni con ambienti politici (e la politica è sempre una cosa sudicetta assai…), più o meno eversivi, o che vengono infiltrati o son collaborativi con “intelligenti” agenzie e servizi, o con più o meno santi “uffici”, o addirittura con ambienti, per così dire, trasgressivi rispetto alle leggi dello Stato, che tutti, invece, sia ben chiaro, siamo tenuti a rispettare. 

Un caso particolare, riguardante in maniera diretta la “Comunità Solare”, è il tentativo di “trasbordo ideologico inavvertito”, del quale ho avuto modo di trattare più volte e – come usa dire – “fuori dai denti”, ossia senza infingimenti o attenuazioni, su questo temerario blog. In particolare, ho avuto modo di trattare del ruolo determinante dell’Innominato in tale spregiudicata “operazione”, intrapresa, a mio personale giudizio, col placet e a beneficio della mandante parte avversa, che dietro di lui si cela, e ormai neanche più tanto. Il suo agire, decenni fa, mi appariva enigmatico per la mancata conoscenza da parte mia di una serie di dati, che solo in seguito il destino – per vie davvero straordinarie – mi ha portato a rinvenire. Essendo io un tempo fiducioso ed ingenuo – i giovani lupacchiotti lo sono quasi sempre – l’Innominato, decenni fa, pur avendo con lui un rapporto spesso polemico, lo ritenevo un amico sincero: errore clamoroso! I fatti della vita, che è sempre una severa maestra, s’incaricarono di risvegliarmi attraverso ben amare esperienze, che in seguito, a fine della altrui “edificazione”, eventualmente farò via via conoscere.

Strada facendo, mi divenne sempre più chiaro il giuoco, e il ruolo, svolto dall’Innominato nella fatidica operazione di “trasbordo ideologico inavvertito”. Naturalmente, il pieno, e definitivo, disvelamento – che per me fu una sorta di stupefacente satori, d’improvvisa illuminazione folgorante – l’ebbi allorché, oltre ventidue anni fa, egli a casa mia, in presenza di una persona che, se volesse, potrebbe benissimo testimoniare la veridicità di quanto affermo, egli definì la Via del Pensiero di Massimo Scaligero «una via incompleta e superata», spiegandosi poi con chiare parole, che neppure un ignorante sprovveduto avrebbe potuto non capire o equivocare, per ben sei ore quella volta, e per altre sei ore l’anno dopo. Se proprio non l’avessi già ben capito allora, il che certamente non era, potei leggere, poi, quanto apparve anonimanente scritto, nero su bianco, su una nota rivista esoterica – ho ragione di ritenere che ne fosse autore proprio lui – che «l’esperienza del pensiero puro-libero dai sensi è un’esperienza spontanea, ma non cosciente, e quindi egoistica»: la lettura di una tale frase suscitò allora la fiera opposizione del mio amico L. – colui che mi fece conoscere nella torrida estate del 1969 le opere di Massimo Scaligero, e mi collegò, poi, direttamente con lui nella primavera del 1970 – e soprattutto di Alfredo Rubino, che il Maestro – nel suo testamento, che sùbito dopo la sua morte da “qualcuno” fu fatto “provvidenzialmente” sparire, assieme ad altre cose di lui – aveva indicato come la personalità salda e fedele, cui fare riferimento per la vita della Comunità Solare, il quale in una riunione del sabato, alla quale fui presente, stigmatizzò con parole feroci quella espressione apparsa anonimamente sulla suddetta rivista, sedicente “scaligeropolitana”, come un autentico tradimento nei confronti di Massimo Scaligero. Ciò bastava ed avanzava, anche se vi era in campo anche molto di più, che per ora risparmio al candido e benevolo lettore, sia perché non voglio troppo stancarlo, sia per lasciargli un pochina di curiosità e di suspence. Vi fu, come ho avuto modo di raccontare,  anche il tentativo di “convincermi”, cercando di comprarmi con una sorta di “proposta indecente”. Ma noi lupacci cattivissimi siamo proprio una razzaccia dal pessimo carattere, non addomesticabile, e soprattutto non in vendita: a nessun prezzo.

Amici potrebbero chiedermi (qualcuno lo ha davvero fatto), perché mai io non abbia affrontato ex abrupto, o come si dice da noi, in Etruria, “di brutto” direttamente con lui questi miei pensieri. Ma io, effettivamente, l’ho fatto, e posso raccontare per la prima volta su questo audacissimo blog quel che raramente in passato avevo comunicato, e solo a qualche fidato amico. Naturalmente mi rendo moralmente garante della assoluta veridicità del racconto.

Quando ormai tra noi i rapporti volgevano, già da vari anni, meteorologicamente al “pessimo stabile”, egli m’incontrò a Roma, per caso, in una libreria esoterica. Volle cogliere l’occasione al volo, e m’invitò ad andare con lui, «perché voleva parlare con me». La sua fu un’idea poco felice, come il seguito dimostrò. Mi portò in un appartamento, non molto distante da dove mi aveva incontrato. In quell’appartamento, che mi parve essere una sorta di studio, egli svolgeva un’attività, credo, di tipo redazionale. Il locale era vuoto: a parte gli Angeli ed altri invisibili spirti, eravamo presenti solo noi due: nessun testimone che potesse poi rivelarsi per lui scomodo, imbarazzante, o non opportuno.

Dallo stato d’animo, pur ben mascherato, quale suo solito, che coglievo in lui, mi era evidente come l’Innominato “cercasse guai”: ossia una specie di “chiarimento” o, forse, un “regolamento di conti”. Ma è noto come a noi lupacci cattivissimi piacciano assai, i litigi, le risse e le zuffe, e come noi amiamo molto lotte, bufere e tempeste di neve. Una persona amica, da me molto stimata, mi aveva messo fraternamente in guardia, già da molto tempo, contro la capacità di “simulazione levantina” – così la definì – dell’Innominato. Ma su ciò io ero ormai perfettamente in chiaro. Per cui decisi – maliziosamente, lo confesso – di divertirmi un po’.   

Iniziando le ostilità, l’Innominato mi rivolse l’imperiosa richiesta e la domanda, che,  a suo modo di vedere, penso, voleva essere intimidente: «Devi dirmi che cosa pensi di me». Ma non me lo chiese gentilmente, o dicendo “per favore”. Per cui, volendo divertimi un po’, mi feci alquanto “pregare”, facendogli ripetere la richiesta varie volte: per giuoco mi mostravo schivo, ed ostentavo ritrosia. Ma quando ad un etrusco lupaccio cattivissimo uno chiede molte volte che cosa egli pensi di lui, vi è anche il rischio che il lupaccio cattivissimo glielo dica davvero “quel che pensa di lui”. E non è affatto detto che la cosa per l’interrogante si riveli poi così “gradevole”.

Per farlo stare un po’ sui carboni ardenti, e “cuocerlo” a lenta cottura – sono cattivo: lo so; e non son punto “cristiano” : so anche questo – la volli prendere alquanto alla larga, anche se su questo blog sarò costretto a riassumere molto. Ma dell’essenziale non mancherà nulla di quanto dissi all’Innominato, che nel riferire il colloquio voglio qui chiamare “affettuosamente” (si fa per dire…) Pampurio. Gli dissi:

«Vedi, Pampurio, tu sei una persona molto “particolare”. Porti sempre addosso una “maschera”. Non ti mostri mai come realmente sei. Hai sempre una sorta di “prudenza benedettina” (non volevo bruciare subito il giuoco parlando di “simulazione gesuitica”, che pure, per molte, troppe, giustificate ragioni veramente pensavo).

Tu ti dài sempre una facies, ossia assumi sempre un modello di comportamento nelle varie situazioni, e a seconda delle persone con le quali hai a che fare. Sei double face: non appari come sei, e non sei quale appari, o quale vuoi apparire. I tuoi scopi, i fini che realmente persegui, ti guardi bene da comunicarli agli altri, che pure nella Via dovrebbero esserti “fratelli”. Non manifesti mai le tue vere intenzioni: semmai, per distogliere gli altrui sguardi da esse, ne proclami altre, completamente diverse. Se, per esempio, una persona sta cercando qualcosa di particolare, che tu non gradisci che raggiunga, tu puoi diventare, per distrarne il cercatore – all’improvviso – estremamente “generoso” nella direzione esattamente opposta». 

Gli feci notare – del resto, con una iniziativa improvvida, me lo aveva chiesto proprio lui – tutta una serie di azioni e di comportamenti, esposti da me in maniera precisa e dettagliata, che non erano, a mio modo di vedere, e non solo mio, proprio “commendevoli”, né tampoco “fraterni”, limpidi e schietti: azioni e comportamenti circa i quali, in questa sede, preferisco, per il momento, sorvolare.

Poi, affondai impietosamente il bisturi nella dolorante piaga, e gli dissi:

«Nella nostra Comunità spirituale, Pampurio, tu agisci in una maniera veramente “particolare”: in una maniera che può lasciare molto perplessi. Tu agisci spesso in maniera da contrapporre questo a quello, e quello a questo. Operi alle spalle, agisci sovente per dividere e non per unire le cerchie degli amici, che si formano nella Scienza dello Spirito. A talune persone fai letteralmente la “terra bruciata” attorno, e spesso “falci loro l’erba sotto i piedi”, spesso senza che nemmeno se ne accorgano. 

Vedi, se io fossi l’agente infiltrato di una potenza straniera d’Oltretevere, se fossi una “quinta colonna” (come avrebbero detto un tempo i membri del Komintern), o facessi quello che un tempo i trotzkysti chiamavano “entrismo”, e volessi quindi, dall’interno, distruggere una Comunità spirituale, o almeno danneggiarla, remare contro, suscitare discordie, dividerla, paralizzarla: ecco, Pampurio, io avrei fatto esattamente tutto quello che hai fatto tu in questi ultimi venti anni». 

Quella dell’Innominato – che scherzosamente ho qui chiamato Pampurio – mi appariva essere, nel senso etimologico del termine, una azione esotericamente sovversiva, ossia vòlta a sub vèrtere, a rovesciare sottosopra un intero ambiente spirituale, e i valori fondanti di esso. Se qualcuno avesse fatto a me il discorso – qui molto sintetizzato – che io feci allora all’Innominato, gli sarei saltato addosso e lo avrei fatto nero: ho detto più sopra come noi lupacci amiamo molto le risse: nella fattispecie questo è uno dei miei migliori difetti. Ma, evidentemente, il nostro ineffabile Innominato non era quel che in India si dice un vira, uno kshatriya, ossia un eroico guerriero, un intrepido combattente, un coraggioso, per cui egli rimase in gelido silenzio, e non ebbe reazione alcuna. Secondo me, ci era rimasto veramente malissimo. Mi alzai e me ne andai. Una volta di più finii nel suo libro nero dei cattivi.

Ho pensato a lungo le molte azioni compiute dall’Innominato all’interno della Comunità Solare, e tutto mi conferma la doppiezza – questa almeno è la mia personale opinione – e il suo operare ad attuare l’ormai famigerato “trasbordo ideologico inavvertito”. Per “strane” ragioni, peculiari del mio personale destino, mi son trovato a conoscere – sia per via “ordinaria”, che per una via veramente “straordinaria” (sulla quale non è assolutamente qui il caso di entrare in dettagli) – particolari circa la vita dell’Innominato, circa la sua “amicizia” con individui non poco “problematici” e inquietanti, circa i suoi legami con vari milieu politici, esoterici e confessionali, alquanto lontani dalla Via Solare indicata da Massimo Scaligero, e che non possono non lasciare molto perplessi chi alla Via Solare vuole ad ogni costo rimanere fedele. Naturalmente, ognuno è liberissimo di scegliersi gli amici e gli ambienti che più gli piacciono e che più gli si confanno. Come usa dire: il mondo è bello perché vario, e in questo immondo mondo vi è spazio per tutti. Innominato compreso: che buon pro’ gli faccia!

Lascio quindi al candido lettore la scelta ove collocare il suddetto Innominato: se tra una delle suddette tre categorie, oppure in una qualche altra che mi possa essere sfuggita: al benevolo lettore la scelta. Si accettano suggerimenti in proposito!  

 

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