Poeti, Mistici, Santi e Iniziati: ARTISTI CREATIVI (di Rastignac)

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(W. Blake)

La critica ostile vede nelle esperienze di siffatte individualità la natura di soddisfazioni personali (sessuali per il freudismo).

La traduzione di Bernardo di Isaia: “Il mio segreto verso me stesso” o la nota frase di Plotino: “ Un volo del solo al Solo” sono state usate per criticare un asserito privilegio solitario e incomunicabile.

Ma una verità più vasta è poliedrica e sovente chi riceve poi dà. Naturalmente come gli è possibile. Certo che il dare secondo l’esigenza del puro pensiero logicamente articolato è consona ai nuovi tempi, ma rischiando di confondere i lettori, va anche detto che nei mondi invisibili le categorie, anche giustificate e corrette quaggiù, non sono precisamente le stesse.
Del resto non sono forse ‘meditabili’ i sublimi versetti della Bhagavad Gita? E le frasi introduttive del vangelo di Giovanni sono forse, come si dice,..fresche di stampa?
Chi può uscire dal corpo fisico provi a pronunciare il Pranava della Creazione: OM (AUM): verrà trasportato dal tuono universale nelle lande di molti mondi : così si attraversa parte dell’infinito.

Mondi contemplati o visioni fugaci: come essi siano è impossibile portarne brandelli nel mondo sensibile: la loro natura non permette che l’analogia, e le impressioni dell’anima possono soltanto diventare eco nel linguaggio poetico.

Essi eludono l’analisi poiché “Illuminano le caverne della mente, battute dai marosi, di una pallida luce stellare”

Molte tra queste frasi possono esserci famigliari.

Scrive il Vaughan:
“Io vidi l’altra notte l’Eternità
come un grande anello di pura e infinita luce”

E il Blake:
“Vedere un mondo in un granello di sabbia
ed un cielo in un fiore selvatico,
stringere l’infinito nel palmo di una mano,
e l’Eternità in un’ora”

E il Whitman:
“Luce rara, indicibile, che illumina la luce stessa”

E il Thompson:
“Ogni momento suona una tromba
dai merli nascosti dell’Eternità”

Queste sono immagini quasi impersonali del rapporto con il cosmo spirituale.
Altre invece riflettono l’intimo contatto individuale:

Juan de la Cruz:
“Tutto io allora dimenticai,
posando la guancia su lui ch’era venuto al mio venire:
Tutto cessò, ed io più non fui,
lasciando le mie vergogne ed i miei affanni
in mezzo ai gigli, e dimenticandoli”

Meglio ancora Jalaluddin Rumi:
“In un luogo al di là del luogo estremo, in un paese senza ombra di tracce,
trascendendo anima e corpo io vivo, rinnovellato nell’anima del mio amato”

Poi, quando è immenso lo stupore dell’anima, può capitare che il canto non basti:

“Questo luogo o stato” dice Eckart “è una tranquilla solitudine ove nessuno si sente a casa sua”. “E’ il quieto deserto della Divinità” scrive Tauler “così calmo, misterioso e desolato! Le grandi solitudini che in esso si trovano non hanno né immagine, né forma, né condizione”.

Conclusivo è Giovanni della Croce: “L’anima in profonda contemplazione è simile ad un uomo che vegga qualcosa per la prima volta, qualcosa di cui non abbia mai visto l’eguale…perciò egli si sente come posto in una vasta e selvaggia solitudine in cui nessun essere umano può venire: un immenso deserto senza limiti. Ma questo deserto è tanto più delizioso, dolce e adorabile quanto è più vasto e solitario; poiché dove l’anima sembra maggiormente perduta là essa si innalza al di sopra di tutte le cose create”.

C’è chi usa immagini di colore e forma: forse meno felici delle grandi aquile (Plotino, Ruysbroeck) e accolte troppo letteralmente dalle anime pie. Mi riferisco alle visioni di Geltrude, Teresa, Matilde di Magdeburgo e di Suso.

Non dimentichiamo la danza: analogia espressiva dell’azione che pervade l’anima rapita nel cosmo:

Dice Kabir in una poesia:
“Danza, o mio cuore! Danza oggi con gioia.
Gli slanci d’amore riempion di musica i giorni e le notti, e il mondo ne ascolta le melodie;
Pazze di gioia, la vita e la morte danzano al ritmo di questa musica. Danzano i colli, il mare e la terra. Il mondo dell’uomo danza in riso e in lacrime…
Guarda! Il mio cuore danza nel diletto di mille arti, e il Creatore è compiaciuto”

E Matilde:
“se tu non mi guidi, o Signore, io danzar non posso;
se vuoi ch’io balli e salti,Tu stesso, Signor mio, devi cantare.
Così io salterò nel tuo amore,
e dal tuo amore nell’intendimento,
e dall’intendimento nella gioia.
Allora, alto levando il pensiero umano,
lassù dimorerò girando, e gusterò l’avvolgente amore.”

La creazione poetica mareggia di stellari marosi anche nei cuori dei contemporanei.

Del grande Ramana Maharshi vi offro una poesiola, composta dopo un incidente…ma a comprenderla, ramazza l’olimpico superuomo evoliano.

Fui punto per vendetta dalle vespe
alla gamba finché non si infiammò,
sebbene sol per caso mi imbattessi
nel nido costruito in un cespuglio:
che cuore ha mai colui che non si pente
di aver commesso un simile malanno?

E di Sri Aurobindo ecco l’”Immensità dell’Io”:

Sono diventato quel che ero prima del Tempo.
Un tocco segreto ha posto quiete al pensiero e al senso:
Tutte le cose create dalla Mente attiva
Passano a vuoto e muto splendore.
La mia vita è un silenzio afferrato da mani eterne;
Il mondo è immerso in uno sguardo immortale.
Sta il mio spirito nudo delle sue spoglie;
Sono solo con il mio io nello spazio.
Il mio cuore è un centro di infinità,
Il mio corpo un punto nella vasta distesa dell’anima.
Si desta sotto di me l’enorme abisso di tutto l’essere,
Schermato un giorno da una gigantesca Ignoranza.
Immensità pura, nuda e senza tempo,
Io tendo a un eterno dovunque.

Chi segue l’antroposofia sa quanto Steiner si spese per tutte le manifestazioni dell’arte.
Oltre ai quattro drammi-mistero sono tante le “Parole di verità” e brevi composizioni.
Ne riporto una sola, non a caso.

Impara nella vita
L’anima a pensare,
E pensa gli esseri
Del mondo dei sensi.
Se però sente, calma,
Se stessa irrobustire,
Impara allor sicura
Non solo a pensare sé stessa.
Pensata anche si sa
Allor nell’Universo
Da Dei pensata.

Di Scaligero, oltre “La pietra e la folgore” leggete qualche capitolo dei suoi libri: troverete pagine di poesia modulata dallo Spirito.

Poi, per favore, non dimenticate il lavoro di Savitri che sembra nata tra le braccia di Calliope e a cui dobbiamo questa sezione: poetessa! (Tombari diceva:”E’ un complimento o un insulto?”)

E ricordiamo il valoroso FK, che forse ha capito, nel dire, qualcosa più di noi…..

Cari amici, non vi tormento più (promesso): scusatemi la corta lunghezza di queste righe e un caro saluto a tutti.

RASTIGNAC

Un pensiero su “Poeti, Mistici, Santi e Iniziati: ARTISTI CREATIVI (di Rastignac)

  1. Il poetico dono di Rasty risveglia la severa contemplazione, e la gioiosa voglia di graziosamente celiare.
    Coi suoi pensier Rasty il prode
    ci porta l’anima su alte crode!
    Di fronte a tanta maraviglia,
    un tremor nel cuor a noi ci piglia!
    Con tante parole che piovon dirotte,
    le intuizioni ci sorgono a frotte!
    E per donarci all’anima gran fermento,
    ei allora ci rifila tanto tormento!

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