Ancora sugli Idoli e le loro inversioni di pensiero (di Savitri)

olivetti

Pochi mesi prima della morte di  Kühlewind, un caro amico di Isidoro, di Chicago (il dott. Federico Simone), ebbe occasione di parlare con K. e di intervistarlo. Vorrei riproporne alcune parti, contenute nell’articolo “Idoli” e commentarle brevemente.

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Simone: Il senso della sua opera?

Kühlewind: “Gli antroposofi parlano di cose che non percepiscono, di entità angeliche, di sfere spirituali conosciute solo attraverso la lettura di conferenze. Quello che manca è il lavoro interiore sulla concentrazione del pensiero, sul percepire puro, sul meditare. Ho cercato di rendere tali operazioni più comprensibili di quanto aveva fatto Massimo Scaligero che molti non sono ancora riusciti a comprendere. Se Steiner aveva scritto e parlato da un livello altissimo e aveva descritto la concentrazione in poche occasioni, colte da pochi, Scaligero si è avvicinato di più al livello del lettore, ma usando un linguaggio difficile. Io mi avvicino ulteriormente con un linguaggio più semplice. Di Scaligero ammiro di più il libro “Luce”. L’ho conosciuto personalmente, ho visitato più volte il suo studio e ho avuto frequenti scambi epistolari. Inoltre ho letto tutte le sue opere in italiano.”

Da notare la nota di K. sulla concentrazione, per quanto riguarda Steiner e Scaligero poi.
Sarebbe interessante sapere se la sua fatica di avvicinarsi di piu’ al livello del lettore sia stata come dice di aver voluto e se abbia raggiunto lo scopo.

Simone: Quali sono stati i motivi di disaccordo che lei cita?

Kühlewind: “Mah! Sono solo due. Il primo riguarda la figura del “padrone”. Scaligero gli dava un’importanza di vecchio stile, direi tipicamente italiana, in un certo senso arretrata e sentimentale, scollegata alla realtà economica moderna e globalizzata. Il secondo è che Scaligero, straordinariamente dotato, è salito alle vette dello Spirito con relativa facilità, ma proprio per questo non ha operato una completa purificazione delle qualità istintive, perciò i temi sulla “coppia” non sono corretti. L’uomo contiene la donna interiore e viceversa. Scaligero sostiene come fondamentale l’incontro con l’altro termine binomiale per la realizzazione graalica.”

Per chi ha letto Scaligero e quel che scrive in merito al futuro che si è appena iniziato a dispiegare, e a quello ancora da dispiegarsi, questo parere di K. sul concetto di “Padrone”,  secondo lui da Scaligero visto in maniera antiquata, può risultare risibile in merito alla tematica tutta del karma e del materialismo, e quindi del globalismo. Scaligero ha previsto in anticipo perfettamente la realtà attuale del lavoratore e della globalizzazione, conseguenze dirette, occulte e visibili, proprio del mancato riconoscimento e della mancata attuazione del vero alto rapporto karmico e spirituale tra dirigenti e lavoratori.

La degenerazione del valore spirituale dell’operaio o lavoratore si è sviluppato di pari passo all’annientamento dello spirito intuitivo e innovativo dei dirigenti, annientamento operato dall’ aver posto sul piedidstallo, in inversione completa quindi o capovolgimento, il materialismo o realtà visibile come idea prima, ossia come causa, invece che al suo giusto posto e come  conseguenza di una alienazione del pensiero.

A mio avviso K. commette lo stesso errore di inversione, nel voler dare importanza primaria al globalismo o globalizzazione tanto da dover questo condizionare e correggere, secondo l’ungherese, il pensare intuitivo, in questo caso il pensare  di Scaligero.
Ciò che K. ritiene errore in Scaligero – il non aver visto la realtà della globalizzazione in riferimento alla figura del padrone – è invece proprio lungimiranza, tant’è che Massimo sostenendo quel che sosteneva – e si può leggere nei suoi libri – indicava proprio il pericolo del  male della globalizzazione e insieme anche uno dei più importanti suoi rimedi nell’accorato richiamo a recuperare il perenne valore dirigenziale e il rapporto conseguente altrettanto sacro e occulto tra dirigente e operaio.

Un pericolo in particolare ora ricordo che lui ha indicato possibile se l’uomo non deciderà di compiere la reversibilita’ del suo pensiero: la schiavitù a vita del lavoratore con solo i minimi mezzi per sopravvivere, ossia per poter continuare a svolgere il suo lavoro. Ovviamente si parla dell’Uomo che arriverà a schiavizzare se stesso, a diventare aguzzino di se stesso, e non di distinzioni e contrapposizioni di classe. Per questo aggiungo e affermo questo: Massimo Scaligero sapeva benissimo cosa il materialismo – “idea” figlia di un capovolto sistema di pensiero – stava per portare, mentre invece K. stesso già era caduto nell’inganno, avendo rilegato nell’arcaico e nel superato proprio la figura “vivente” del “padrone”.

Il principio della figura spirituale del “padrone” è in sè immodificabile, ciò che nella realtà è avvenuto è la conseguenza del mancato riconoscimento e valore di quella figura. Va da sè che il concetto della figura spirituale dell’ “operaio” o “lavoratore” è allo stesso modo valore fisso da incarnare o verso cui tendere comunque, al di là di ogni errata equiparazione di tale significato a quello del lavoratore alienato e sfruttato (infatti qui si andrebbe in tutt’ altro discorso strumentale materialistico, Marx, pur nella sua buona fede, ebbe a innalzare a vittima alienata l’operaio e a dichiarare la lotta di classe quale stato di essere continuo del proletario, proprio in opposizione al concetto alto di relazione spirituale tra padrone e lavoratore).
Per chi fosse interessato al nobile e cruciale tema consiglio di leggere in particolare il cofanetto “Opere Sociali” di Scaligero e “Il Pensiero come antimateria”, sempre di Massimo Scaligero.

Per quanto riguarda questa altra affermazione di K:

“Il secondo è che Scaligero, straordinariamente dotato, è salito alle vette dello Spirito con relativa facilità, ma proprio per questo non ha operato una completa purificazione delle qualità istintive, perciò i temi sulla “coppia” non sono corretti.”

Mi ha colpito questo giudizio di K., il quale non e’ un Iniziato.

Senza operare una completa purificazione delle qualità isitintive non si sale alle vette dello Spirito.

Come è stato scritto in altro commento che condivido, l’ Opera di Massimo Scaligero – specialmente sul tema della coppia,  del Graal, e dell’Iside Sophia – contiene molto aiuto per chi volesse risolvere questo contrasto di “pensiero” e molti altri.

9 pensieri su “Ancora sugli Idoli e le loro inversioni di pensiero (di Savitri)

  1. Savitri, io conosco molti operai, che sono asceti e praticanti avanzati, i quali il discorso di Massimo Scaligero lo hanno compreso perfettamente, mentre molti professori universitari, catafratti di intellettualismo, si sono fatti sfuggire l’essenziale. Ho amici operai che hanno approfondito e colto veramente l’essenza di opere come “La Filosofia della Libertà”, il “Trattato del Pensiero Vivente” e “la Logica contro l’Uomo”, che molti intellettuali trovano incomprensibile!
    🙂 A proposito, Savitri, quale attività svolgi tu nella vita?

    Hugo, che si mangia il calzone,
    e poi la nutella al mascarpone.

      • Anche io, cara Savitri, sono figlio di operai, e da giovane ho lavorato in fabbrica come pellettiere respirando benzolo, e come assemblatore di decorazioni natalizie per una fabbrica che dava lavoro a domicilio.
        I migliori cultori della Filosofia della Libertà di Rudolf Steiner, della Logica contro l’Uomo e del Trattato del Pensiero Vivente di Massimo Scaligero, sono umili operai e lavoratori manuali di Roma e di Trieste: lavoratori, immuni da contaminazioni dialettiche e da forbiti intellettualismi, che rapidamente sono diventati dei praticanti avanzati, dei potenti sperimentatori della vita e della potenza del pensare adialettico! 🙂

        Hugo, che pur non essendo cuoco,
        è stato nomato dai nemici Mangiafuoco!

        • Non so…..
          Iniziai con Scaligero. Per molti anni nulla seppi di Antroposofia canonica, sebbene su consiglio indiretto di Massimo, dove aver scoperto chi fosse Il Maestro dei Nuovi Tempi che nominava nelle sue opere, io iniziai alla spicciolata ad acquistare e leggere i fondamentali di Steiner.
          Ma rimasi tantissimo tempo ignara addirittura del’esistenza di una Societa’.
          Quando scoprii che Steiner le sue conferenze per la maggior parte le teneva agli operai avevo gia’ letto Lotta di Classe e Karma, e se fino ad allora mi ero fidata di Scaligero riguardo a quel che affermava del Dottore, e avevo trovato riscontro nei Suoi fondamentali fino ad allora letti, il Maestro dei Nuovi tempi divento’accanto a Massimo, Ospite definitivo della mia anima.

          Oggi a volte mi accorgo che molti non afferrano concetti essenziali che questi Maestri ci portano e rimango un po’ disorientata.
          Il disorientamento diviene stupore quando scopro che spesso alcuni di questi molti, pur di dimostrare le loro interpretazioni, sconfessano addirittura il messaggio dei Maestri, le cui Opere tra l’altro, parlano da se’.
          Arrivera’ il giorno che saranno fatte affermazioni chiare e categoriche circa una Loro insufficiente iniziazione o circa Loro inadempienze di ascesi come Kulewind ha fatto?

          Leggere le citazioni di Kulewind che Isidoro genialmente e sempre vigile ci ha proposto mi ha all’inizio quasi spento la favella.
          Ho indicato dei testi di Scaligero nell’articolo dove verificare la “superficialita’” e la “sicurezza” del Kulewind – oltre che la sua presunzione di caratterizzare un Iniziato – in merito ai punti da lui giudicati errati nel pensiero e nell’ascesi di Massimo Scaligero. Nel leggere le contestazioni del K. mi sono apparsi subito davanti i brani di due opere del Maestro del Pensiero e ho scritto l’articolo, e pur non amando io fare citazioni, credo pero’ sara’ utile riportare dei precisi brani di Scaligero, relativi alle due tematiche suscitate, in un prossimo commento.

          Per ora mi accingo al desco domenicale e auguro a tutti una buona giornata.

  2. Brava Savitri!
    Anche su quanto hai dato il tuo pensiero, qualcuno che non ha nemmeno il coraggio umanissimo di affermare la propria ignoranza (mica si può sapere tutto, suvvia), quindi ha mormorato che sono persone e problemi del tempo dei…dinosauri. Anche questo non è vero: sono cose di ieri. Con la stessa logica (?) si potrebbe scansare l’Aquinate, ignorare Aristotele e persino il Cristo. Anche l’ottocentesco Rudolf Steiner lo si manderebbe al macero.
    Proprio non fa una grinza…

    • E’ vero che Kühl e’ morto ma le sue parole sono belle pesanti e giungono fino a noi e andranno ancora avanti perche’ sono impresse nei libri.
      Siccome sono inesattezze e gravi affermazioni le sue – in merito a Massimo Scaligero e al suo Pensiero – non per astio nei confronti di qualcuno che non ho mai conosciuto, ma per correttezza, per amore della Verita’, e in rispetto a Massimo Scaligero, mi sento in dovere di dire come stanno le cose, anche perche’ se devono essere lasciati in pace i morti, a maggior ragione la memoria di Massimo e il messaggio vero e reale che ci ha lasciato non debbono essere messi in dubbio da un superficiale lettore e scrittore come il Kühl.

  3. In merito al giudizio di Kühlewind su quello che lui ritiene in Scaligero “scollegamento alla realtà economica moderna e globalizzata”:

    Da “ Il Pensiero come Anti-materia” di M. S. :

    “ [……] In realtà, materialismo, spiritualismo, tradizionalismo, si trovano sullo stesso piano: l’uno propizia sotterraneamente l’altro. Il sapere che si coltiva nelle università europee ed americane, sotto forma di astratta nozione, che non penetra la minima particella del mondo percepito, è quello che alimenta il materialismo e le sue forme sulla terra.
    La mentalità sistematico-meccanica dei docenti, l’astrattezza di certa analisi fisiologica e psicologica, il dialettismo strutturato unicamente di rapporti terminologici, e perciò privo di pensiero, di serie di psicologi, sociologi, filosofi, economisti, storici, ecc., non è che materialismo teorico, eliminante nella gioventù gradualmente le forze della intuizione che possono venire solo da elevata disciplina dell’anima: inconsapevole materialismo teorico, che ovunque nel mondo prepara le vie al collettivismo totalitario. Non a ciò che questo miticamente promette, bensì all’organizzazione meccanica della società ed alla necessità dei lavori forzati a vita per i suoi componenti, a fine di compensare la distruzione dell’economia inevitabilmente operata dalle forze statali. Il materialismo in politica porta allo statalismo divoratore dell’elemento libero della cultura, del diritto, dell’economia.”

    (Si potrebbe accusare 🙂 Scaligero di non aver coniato una definizione calzante e moderna per la globalizzazione forzata in cui viviamo, in “vecchio stile” l’ha definita infatti “collettivismo totalitario”.)

    Scaligero prosegue in merito all’importanza dell’autonomia, che è mancante nell’indagatore rispetto alla percezione sensibile, così causandogli la rinuncia alla coscienza di quelle forze interiori su cui il pensiero ha fondamento incorporeo, essendo esse puramente sovrasensibili: altrimenti non potrebbero afferrare il sensibile.

    Non si puo’ che condividere, infatti mancando autonomia e forze, tutte le più belle intenzioni del mondo di sanare le piaghe sociali in qualsiasi settore si voglia operare- politico, religioso ed economico – cadranno nel vuoto e nel mare della sterilità, conservando e sviluppando solo i mali che si vorrebbero sanare.

    Si consiglia per chi fosse interessato alla questione sociale, ossia alla Crisi cruciale che l’umanita’ sta vivendo, la lettura dell’ opera di Scaligero “Lotta di classe e karma”, dove le figure del “padrone” e del lavoratore sono chiaramente e superbamente definite e spiegate.
    La frase con la quale isidoro ha commentato il suo articolo “IDOLI” e’ perfettamente descrittiva per Kühlewind:
    “Nel caso di Kühlewind osservo come visse in quell’anima vanità personale e una limitazione scientista. Energico e non stupido, era refrattario ai contenuti spirituali che non fossero sottomessi alla sua formazione logica: il vero Occulto gli rimase estraneo.”

  4. Per quanto riguarda l’affermazione (a mio avviso superficiale) di Kühlewind:

    “Scaligero, straordinariamente dotato, è salito alle vette dello Spirito con relativa facilità, ma proprio per questo non ha operato una completa purificazione delle qualità istintive, perciò i temi sulla “coppia” non sono corretti. L’uomo contiene la donna interiore e viceversa. Scaligero sostiene come fondamentale l’incontro con l’altro termine binomiale per la realizzazione graalica.”

    Trascrivo questo brano di Massimo Scaligero. Cerco di rispettare quanto più possibile il testo Iside-Sophia la dea ignota.
    Non estrapolo troppo poco per non sradicare troppo l’argomento dal suo contesto originale. Pertanto, scorrendo la citazione si potranno trovare i punti che contraddicono le “convinzioni” di K.

  5. ***
  6. “Soprattutto la brama erotica e la continua proiezione imaginativa di tale brama ostacola la resurrezione del sentire e perciò il più alto accordo del pensare con il volere. Infatti soltanto l’esperienza della vergine Sophia è per l’anima immissione della forza essenziale che domina e trasforma la corrente dell’eros. Ma occorre dire che l’accordo del pensare con il volere, che dà modo al sentire di risorgere, può essere realizzato in virtu’ di un diverso ma equivalente procedimento, che è l’accensione del sentire per virtu’ dell’amore che supera i limiti dell’umano.
    Quando un simile amore si accende, si può dire che l’umano realizza un dono karmico, l’ “amore fatale”, che gli dischiude la via del Graal, in quanto gli dà modo di attraversare quella corrente dell’eros , che è il massimo impedimento alla resurrezione dell’anima: non solo di attraversarla, ma altresì di trasformarla in corrente di vita creatrice. Qui l’amore della coppia umana realizza l’obiettivo iniziatico simboleggiato dal Graal, corrispondente all’impresa individuale dell’ascesi del connubio profondo di pensare e di volere, per la resurrezione del sentire. L’esperienza della vergine Sophia è l’inizio della comunione dell’anima con il Graal. In un secondo tempo tale comunione dovrà essere conquista della volontà cosciente.
    E’ indubbio che l’asceta, uomo o donna, che, attraverso la moderna ascesa del pensiero, giunga all’accordo di profondità con il volere e perciò a ridestare il sentire originario, si trovi a un determinato momento nelle condizioni richieste dal suo incontro con l’anima complementare. Se questo incontro gli è necessario, è iscritto nel suo karma: si verifica. Ma anche se questo incontro non ha compimento umano, oppure non si verifica, la condizione interiore realizzata è tale che è come se esso avvenisse: l’anima complementare è realizzata androginicamente, come esperienza della Vergine Sophia. L’uomo reca in se’ la donna celeste, così la donna reca in se l’uomo celeste: ciascuno realizza l’incontro con l’altro nella sfera dell’Amore Divino, cioè del Christo risorto. Peraltro, identico valore viene realizzato, ove un amore unico si accenda nell’anima, fervido silenziosamente per un essere che in se’ riassume tutti gli esseri del mondo. La corrente dell’eros ritorna una corrente trascendente creatrice di forze, di enti, di ulteriore amore fraternamente necessario a trasformare l’oscuro marasma della Terra.
    L’asceta deve scoprire nel pensiero cosciente un’essenza che non viene dal corpo, ma da ciò che domina il corpo, perché’ domina la Terra. Questa essenza è l’elemento androginico del pensiero: la corrente sottile in cui il pensiero scaturisce uno con la volontà. A questo livello, la corrente della volontà comincia a essere redentrice dell’umano. [….].”

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