AUTUNNO, TEMPO DI CENERE

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Poiché Eco è un Sito orientato verso i contenuti che sono espressione palese e occulta dell’essere umano e del mondo, che ne dite di fare un po’ di silenzio come natura insegna, sconnessi da pc, tablet e smartphon e fuori casa, magari per annusare la stagione che sta per piombarci addosso modificando non poche cose della nostra consueta vita, anche quella più vicina al nocciolo interiore?

Avere più consapevolezza di quanto la natura ci comunica è sempre un buon passo per una maggiore salute animica e per la coscienza di sé in quanto estranea, almeno per poco, dai pesanti aliti che come serpenti si alzano con le personali passioni.

Cercate di notare, quando la canicola è passata, come si cominci a respirare nell’aria, un odore diffuso sottile e particolare.

Che non è più il sentore puro delle mattine estive o la dolcezza delle serate crepitanti di strudalazionesche attività e sature del profumo degli esausti fiori. No, agli odori dell’estate già si mescola un leggero tanfo di decomposizione e di foglie morte, che svanisce completamente a metà giornata, sotto i raggi ancora dardeggianti del sole.

In certi paesi europei l’autunno iniziava con la festa dell’apostolo Bartolomeo, poi abbiamo fatto quasi centro con Matteo…non è solo un caso che, per queste date appaiono i primi sintomi dell’autunno che annunciano che la sonnolenza estiva dell’atmosfera comincia ad allontanarsi dal nostro mondo.

Per quanto belle possano essere le giornate, in settembre e in ottobre, le mattine e le sere ci fanno sapere che l’estate è fuggita via.

Questo odore autunnale ha la sua origine in una profonda metamorfosi della vita terrestre.

Un po’ come in primavera, i batteri del suolo e gli altri microrganismi si mettono all’opera per trasformare la massa vegetale caduta lungo e alla fine dell’estate. Ma questa metamorfosi è altra da quella primaverile: al presente nulla si costruisce, tutto si prepara soltanto a subire il freddo e l’umidità dell’inverno.

Questo processo che incomincia con la caduta delle foglie, delle bacche e dei frutti, prosegue per tutto l’autunno, al fine d’essere trasmesso alle forze dell’inverno.

Si può parlare, nei confronti dell’estate, come di un “fuoco estivo”: certo, è un fuoco assai dolce che fa schiudere i fiori, ma nondimeno ha gli stessi effetti del nostro fuoco ordinario, di legno o carbone. Il fuoco lascia sempre un residuo incombustibile: la “cenere”.

Ma la cenere non è solo una materia, è anche un processo.

Nella combustione ordinaria si vedono elevarsi in alto, calore, luce e gas mentre la cenere piomba in basso Questa caduta verso il centro della terra è ciò che meglio caratterizza la cenere ed è un processo.

Il cadere ed il deporsi della cenere sono altresì il segno distintivo dei fenomeni autunnali. Noi sentiamo il tonfo delle mele che si staccano dall’albero, lo scricchiolio delle noci maturate sui rami, il fruscio delle foglie morte. Il profumo del “fuoco estivo” avvolge ancora mele, pere e prugne ma esse contengono semi duri o noccioli legnosi. Solo le noci, che intorno a sé più non hanno morbida sostanza, sono perfetti frutti d’autunno, ossia frutti bruciati, di cenere.

E’ possibile chiedersi allora in che cosa certe produzioni della precedente stagione, cereali, patate e altri ancora hanno qualcosa di cinerino?

Per rispondere a questa domanda noi dobbiamo farci aiutare dall’arte del chimico: da lui possiamo apprendere che la maturazione dei frutti e dei grani, così come l’ingiallirsi delle foglie e la loro caduta, implica un grande arricchimento di diverse parti della pianta con sostanze minerali.

Tra l’estate e l’autunno, quando tutto matura, i vegetali si mineralizzano, in particolare per quanto concerne frutti e semenze e questa mineralizzazione compenetra anche l’amido e l’albumina; essi si impregnano di calcio, magnesio, silice e fosforo.

Ma questi elementi non si presentano sotto forma del “principio Sale”, essi piuttosto sono connessi al potere alimentare e nutritivo. Così non è un semplice carbonato di calcio che finemente si spande nella nostra farina di frumento o un semplice fosfato di magnesio che si deposita nell’albumina dei grani. Questi sali minerali non sono più dei sali nel senso proprio del termine, ma dei costituenti vivi che si integrano intimamente all’amido e all’albumina.

Se essi non fossero attivi in grani e semi, alcune nuove piante, nella successiva primavere non potrebbero nemmeno crescere.

A queste sostanze minerali si aggiungono il ferro, il potassio, il sodio e altro ancora…ossia tutto quello che si trova nelle ceneri rilasciate di piante bruciate o dagli incendi boschivi.

Il processo del “divenire cenere” autunnale, nella terminale maturazione vegetale, non giunge sino ad una vera combustione e il “fuoco estivo” non giunge certo sino a conseguenze estreme!

Ciò poiché nei processi viventi della natura, nulla va a termine, nulla si perfeziona: tutto si intensifica solo fino ad un certo punto, così da poter essere trasmesso nell’ulteriore divenire.

Questo è rettamente un carattere del vivente: esso non porta a termine nulla, esso affida quello che ha maturato alle forze del cielo e della terra che lo faranno riapparire sotto una nuova forma. Mai una totale completezza né perfezione: ciò sarebbe sinonimo di morte assoluta.

Così noi siamo spesso ingannati dall’autunno, per la sparizione dello splendore estivo nella “cenere” delle foglie cadute.

Noi pensiamo: “Qui tutto finisce, muore”. Ma non è assolutamente vero!

Soltanto, l’uomo non vede più come i resti vegetali diventino l’alimento per il suolo materno.

Egli non vede più quel che succede ai semi in seno alla terra, quando umidità, freddo e neve hanno uniformato ogni cosa e tutto nascosto.

Il grande mistero dell’autunno è che non esiste alcuna regione della terra dove sia possibile affermare: “Qui regna un autunno perpetuo!”.

Infatti esistono luoghi dove regna una sorta di eterna primavera, una eterna estate, un inverno perpetuo. Ma non v’è posto in cui si possa dire che lì l’autunno sia eterno.

E ciò per quale motivo?

Perché l’autunno è la stagione delle metamorfosi.

Tutte le altre stagioni contengono metamorfosi allo stato virtuale, ma senza manifestarle.

Per contro, nelle zone temperate del mondo, là dove regna il ritmo delle stagioni, la metamorfosi si rivela attraverso i processi autunnali, cioè per mezzo della cenere rinnovatrice: in ciò, in tutto ciò, al momento giusto, sorge l’immagine della Fenice.

PS: scusate se – del tutto intenzionalmente – non accenno a Michele. Chi vuole mediti o legga quello che il Dottore ha scritto in merito. Il coro di “pensieri micaeliti”, “intelligenze dei cuori”, le esortazioni ad “afferrare con coraggio la spada di Michele”, insomma la litania annuale di pie esortazioni, paiono solo parole con l’abito di festa. Col sottofondo di devozione cattolica sconfinante nella superstizione che quasi sempre è la sua deriva.

Per chi volesse, più seriamente, avvicinarsi ad un ambito che lambisce qualcosa di reale nel merito di tale Essere, consiglio di pensare i pensieri che si snodano con la lettura della “Tradizione solare” di Massimo Scaligero. Pensare pensieri, signori miei: le genuflessioni sentimentali, figlie di una ottusa decadenza, valgono meno di niente.  

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