LA VITA E L’ATTIVITA’ DI MARIE STEINER

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Circa nove lustri fa – doveva essere il 1971 o il 1972 – come sovente quando mi trovavo a Roma, accompagnavo l’amico L. in Via Tevere alle riunioni del Gruppo Novalis, del quale egli allora era il bibliotecario. Le riunioni del Novalis venivano tenute allora, con mano salda, dall’ancor giovane Romolo Benvenuti, che era stato portato alla Scienza dello Spirito da Massimo Scaligero e, assieme a questi, era stato discepolo diretto del Dott. Giovanni Colazza.  

Il Gruppo Novalis aveva ai miei occhi giovanili – e l’ha ancora tutt’oggi, che tanto giovane non son più – una importanza speciale, di natura sacrale: esso era stato fondato e consacrato ritualmente direttamente da Rudolf Steiner, il quale lo aveva affidato alla direzione di Giovanni Colazza, aveva dato le modalità rituali di riunione, e indicato pure i contenuti della Scienza dello Spirito che vi dovevano essere coltivati. Al Novalis Rudolf Steiner dette due mantram particolari per la sacralizzazione delle riunioni e per l’uso personale dei discepoli. Sono gli stessi mantram che nella mia città adoperiamo per la consacrazione nelle nostre riunioni durante il Rito della meditazione in comune. Romolo Benvenuti mi disse che, proprio per le modalità rituali alle quali ci conformavamo – che erano quelle adoprate da Giovanni Colazza nelle riunioni della cerchia interna – e per i mantram che usavamo nel Rito, potevamo considerarci facenti parte del Novalis, e chiamarci altresì “Novalis”. La cosa fu per me di  grande, significativa, importanza, perché un profondo mysterium è celato nell’esistenza di questo cenacolo della Scienza dello Spirito.  

Per questo motivo, nel tempo, il Gruppo Novalis era sempre stato mantenuto in “mani sicure”, avendo avuto alla sua direzione orientatrice, per volontà di Rudolf Steiner, prima Giovanni Colazza, e dopo la morte di questi Mario Viezzoli, poi per breve stagione l’Avv. Sallustio Crispo, e successivamente – per esplicita indicazione di Massimo Scaligero – Romolo Benvenuti. Quando vi furono i conflitti tra la Direzione della Società Antroposofica, diretta da Albert Steffen e dal suo famulo Guenther Wachsmuth nei confronti di Marie Steiner, conflitti causati dalla emarginazione, dalla diffamazione, dall’aggressione nei confronti di Marie Steiner, nei quali furono usati – è la dura, esplicita, parola di Lei stessa – “metodi gangsteristici”, il Gruppo Novalis si schierò, senza esitazione alcuna, dalla parte della Verità, cioè di Marie Steiner. Lo stesso Giovanni Colazza ruppe ogni rapporto con Albert Steffen, al quale un tempo era stato legato da antica amicizia. Sia Massimo Scaligero che Romolo Benvenuti mi ragguagliarono ampiamente su queste tristissime vicende.

Dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta pochi anni fa, la Società Antroposofica ha cercato di riappropriarsi del Novalis, inviando quattro streghe farlocche a gettar zizzania, a pretendere che il Gruppo si trasformasse in un “Club di Lettura e Conversazione”, e si trasferisse obbligatoriamente alla sede ufficiale della suddetta Società a Roma. Io venni avvertito da cari amici del Novalis, preoccupati della mala impresa tentata dalle su citate megere, le quali erano state aizzate da un antroposofazzico medico di Milano, che odiava, e odia tuttora, Massimo Scaligero e la sua opera, e mi precipitai a Roma. Vi fu una riunione del Novalis, alla quale vennero le quattro attempate, acidiose e biliose signore, e in quella riunione portai una serie di documenti originali: lettere di Marie Steiner, scritte per conto di Rudolf Steiner, a Giovanni Colazza, datemi a suo tempo da Hella Wiesberger; uno scritto di Giovanni Colazza su come dovevano svolgersi le riunioni del Novalis; uno scritto di Adelheid Petersen, nel quale il Dottore le dava le indicazioni operative su come si doveva orientare un Gruppo di Scienza dello Spirito, come ella doveva prepararsi alle riunioni, e come queste dovevano svolgersi. Rifeci, per sommi capi, la storia del Novalis, parlai del significato particolare che aveva questo Gruppo ritualmente fondato e consacrato da Rudolf Steiner stesso, e ribattei per ore, una per una, tutte le argomentazioni delle avide e invide streghe farlocche, che desideravano condurre a impietosa fine quel glorioso Gruppo di Scienza dello Spirito. Alla fine, le sciagurate desistettero e se ne andarono, ed ora il Gruppo – che è in buone mani di persona amica – continua ad operare spiritualmente more antiquo.

Un altro tentativo, ancora più insidioso e pericoloso, d’impadronirsi del Gruppo Novalis – per snaturarlo e farlo felicemente defungere ad majorem gloriam della nota potenza d’Oltretevere – fu tentato dopo la morte di Romolo Benvenuti, sia da parte dell’Innominato, del quale abbiamo avuto più volte modo di occuparci, sia da parte di una sua “famula”: tentativo miserrimamente fallito per la svegliezza e l’incrollabile fedeltà di chi a Roma aveva assunto, con mano ferma, l’orientamento del Novalis.

Per tornare a quanto dicevo al principio di queste considerazioni, agli inizi della mia frequentazione del Novalis, oltre quarantacinque anni fa, vi conobbi una signora molto anziana, gentilissima, dall’animo delicato. Era una tedesca, trapiantata per un periodo in America, la quale si era poi trasferita in Italia. Si chiamava Elba Gasser, coniugata Chiasserotti. In Italia lei era diventata l’infermiera professionale di Giovanni Colazza nel suo studio di Corso Italia, al numero 6. Negli Stati Uniti, Elba Gasser era stata discepola del traditore e plagiario Max Heindel, il fondatore della sedicente Rosicrucian Fellowship. Conoscevo Max Heindel per lettura diretta delle sue opere e per quello che me ne avevano parlato Massimo Scaligero e il mio amico L., il quale prima dell’incontro con la Scienza dello Spirito aveva appartenuto a quella sedicente organizzazione rosicruciana. Massimo Scaligero considerava particolarmente pericolosa la “via” di Max Heindel, che definiva la “più regolare delle irregolari”. In vari colloqui, egli mi chiarì il retroscena del tradimento di Max Heindel, le sue conseguenze, e i di lui successivi destini. Giovanni Colazza distolse Elba Gasser da quel malsano sentiero, oltremodo scivoloso, e ne fece una fedele discepola della Scienza dello Spirito.

Quando la conobbi, come ho detto, era già molto anziana e, a quel che vedevo, non se la doveva passare granché bene a livello economico. Elba cercava di arrotondare per quel che poteva i suoi magri cespiti, facendo traduzioni dal tedesco di conferenze di Rudolf Steiner o di scritti di suoi discepoli, e offrendole agli amici del Novalis. Quando la incontrai, le presi alcuni di questi suoi lavori dattiloscritti e le offrii quello che uno squattrinatissimo giovinastro, qual io ero allora, poteva donarle. Se è per questo, dopo tanti decenni, le cose – dal punto di vista economico, e non anagrafico, naturalmente – non sono affatto cambiate. Tra le cose che le presi, vi era lo scritto di Hans Werner Zbinden su Marie Steiner, che viene presentato qui di seguito su questo temerario blog. Nel trascriverlo ho voluto lasciare intoccata la forma nella quale Elba Gasser aveva riversato in lingua italiana lo scritto originariamente in tedesco. Ho lasciato intatta anche l’interpunzione e alcune oscillazioni – a volte Maria, a volte Marie – del nome di Marie Steiner. Il periodare risente alquanto dell’originale tedesco, sia nel lessico che nella sintassi del periodo, abbastanza diversi dall’attuale uso italiano. Ma ho voluto lasciare immodificate tali caratteristiche, oltre che per scrupolo di fedeltà all’originale, soprattutto perché nell’italiano, che oggi appare un po’ arcaico, in cui Elba scriveva risuona tutto un mondo che aveva ancora l’impronta viva che l’Antroposofia possedeva un tempo in cuori fedeli a Rudolf Steiner e alla Verità, impronta che nella Società Antroposofica è andata persa ad opera dei mestatori che sappiamo.

Quanto all’autore dell’articolo da me trascritto, al lettore basti per il momento sapere ch’egli fu il più stretto collaboratore di Marie Steiner, e che la difese con ogni fibra della sua anima contro le indegne diffamazioni e aggressioni che Steffen e Wachsmuth portarono a Lei e alla Sua memoria. Per molti anni egli diresse la Rudolf Steiner-Nachlassverwaltung, ossia il Lascito di Rudolf Steiner, che centinaia di opere del Dottore ci ha trasmesse in splendide e rigorose edizioni. Hella Wiesberger, che fu amica e stretta collaboratrice di Hans W. Zbinden, mi parlava spesso nei nostri colloqui dei tempi difficili e delle aspre battaglie sostenute da Zbinden e dagli altri membri del Lascito per difendere l’Opera di Rudolf Steiner dall’azione di rapina e di deformazione da parte di Albert Steffen e soci.

Ancora pochi anni fa, potei leggere in un bollettino della Società Antroposofica in Italia le velenose – e vergognose – calunnie  che Rudolf Grosse, Presidente della Direzione, il Vorstand, della Società Antroposofica, con una azione che più vile e infame non poteva essere, scriveva contro la figura luminosa di Marie Steiner, e contro lo stesso Hans Werner Zbinden, suo fedele collaboratore, oramai anche lui defunto. Egli aveva una venerante devozione – autentica, non sentimentale – per la Verità e la Conoscenza, unita alla gratitudine per chi, come Rudolf Steiner e Marie Steiner, Verità e Conoscenza con grande sacrificio personale ci hanno trasmesso. Di lui – e, naturalmente, soprattutto di Marie Steiner – avremo modo di riparlare su questo audace blog.  

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Hans Werner Zbinden

La vita e l’attività di Marie Steiner

Non è facile parlare di una personalità che da taluno è stata conosciuta soltanto di nome e che negli ultimi anni si è appena maggiormente affacciata alla pubblicità. La Signora Maria Steiner non poté più lasciare la sua abitazione; tanto più intensamente Essa da lì ha operato.

Quando orientiamo la coscienza su una Personalità che è morta, dobbiamo porci una domanda: quali attività e quali forze sono promanate da questa Personalità, che l’ambiente temporale abbia promosso oppure ostacolato? Le attività che scaturiscono da noi o che riceviamo, non sono da noi sempre considerate come positive. Giungiamo con ciò a parlare di un problema essenziale dell’umanità: perché spesso non siamo contenti di noi stessi e delle attività che riceviamo oppure che fluiscono da noi?

Goethe ha reso evidente, che si giunge pienamente all’attività soltanto dopo che tutto il proprio essere umano diventa organo dell’Umanità. La lotta e lo sforzo di tutti i contemporanei parte dal porsi al servizio dell’Umanità. Questo tendere con sforzo alla nobilitazione, risiede in ogni anima, sepolto talvolta sotto molti calcinacci. Quanto più l’uomo raggiunge questo, diventa, nel senso di Goethe, organo dell’Umanità.

Per Maria Steiner cade perciò a proposito di porsi il quesito fondamentale: come questa personalità si è configurata quale organo dell’Umanità? Da una parte si poté percepire che qui operava. Pensava, parlava, una Personalità che nulla voleva per sé personalmente, ma che invece agiva tenendo conto che gli uomini intorno a Lei nascessero a se stessi e progredissero. D’altra parte si poté percepire che questo avveniva per merito di un’immensa ed ininterrotta rinuncia.

Maria Steiner è morta a 82 anni, divenuta, dunque, fisicamente assai vecchia. Non sempre delle attività creatrici si riversano nel mondo esterno da un essere umano che abbia una vita così lunga. Se però si guarda alla Sua vita, si affaccia in tale pienezza ciò che, in modo corrispondente alla Sua forza creatrice, ha recato nel mondo, per cui si può rimanere stupiti. Quelli che si sono occupati di ciò, di abbracciare cioè con lo sguardo la Sua opera e di continuarla, dovranno dedicarvi un tempo senza fine.

Maria Steiner von Sivers nacque come figlia di un alto ufficiale in una parte della Polonia che allora apparteneva alla Russia. Essa era baltica-tedesca, apparteneva dunque a quel rado strato etnico, che da Pietro il Grande era portatore in Russia dell’elemento culturale, furono degli emigrati tedeschi ad essere richiamati dallo Zar quali scienziati, artisti ed alti impiegati dello Stato, che hanno in certo qual modo raffigurato la storia russa. A questi baltici tedeschi si deve che molte ragguardevoli personalità furono dalla Europa chiamati in Russia e che hanno agito in diversi campi, iniziando un’epoca nuova. 

Tra costoro ci sono medici famosi, chirurghi, artisti e scienziati, per esempio il matematico Euler di Basilea. Da questo strato sociale portatore di cultura, di origine germanica, innestato nell’elemento popolare russo, che però scarsamente si mescolava per via di matrimonio, discese Marie von Sivers. Essa crebbe in massima parte in campagna, frequentò le scuole come in Russia era possibile per le ragazze e portò a termine una preparazione per la professione di maestra. A tutto Essa andava incontro con uno slancio immenso per il sapere e per l’autoeducazione. Fortemente la occupava, per esempio, il problema di che cosa fosse la religione. Così Essa raccontava con molto umore – poiché Marie Steiner aveva umore – come venisse mandata per l’istruzione religiosa dal parroco protestante e come giungesse con timidezza e venerazione alla prima ora, in attesa che le venisse data risposta al Suo problema bruciante: Che cos’è la religione? Allora il parroco incominciò l’istruzione con le parole: «Religione è una parola che deriva dal latino e che significa congiungimento».

Tutta l’esigenza spirituale di questa bambina ricevette con ciò una doccia fredda e venne respinta. Tali cose passarono nel destino umano. Ed una scossa simile può produrre qualcosa di cattivo, ma anche qualche cosa di buono. Qui la bambina venne ricacciata tutta in se stessa. La forte esigenza spirituale dovette riposare e giungere ad una particolare maturità. Sin dall’età giovanile Marie von Sivers si affrancò da quell’elemento convenzionale che dominava in certe cerchie. Dato che in Russia non vi erano gli istituti scolastici corrispondenti al Suo interesse, Essa andò in Europa. Poiché quell’interesse si volgeva a ciò che è artistico, specialmente all’arte della recitazione, Essa imparò a conoscere molti tentativi di come per mezzo della recitazione di opere d’arte poetiche, della configurazione della lingua, si cercasse di servire l’artistico modo di porgere.

Essa venne poi a Parigi e credette di trovare ciò verso cui tendeva in una scuola annessa alla Comédie Française. Ivi ebbe una maestra ragguardevole. La Comédie Française aveva una tradizione secolare, che risaliva a figure come Molière. Vi erano delle regole ben determinate, secondo le quali era configurato il linguaggio ed erano rappresentati i drammi. Quello che era stato coltivato attraverso molte generazioni, risuonava in modo significativo ancora nell’ultimo secolo. Il modo artistico di parlare, secondo regole severe e misure, venne tramandato dal Maestro all’allievo, ed era necessario un lungo tempo di educazione prima che all’allievo fosse permesso di presentarsi pubblicamente. Qui Marie von Sivers ha così superato una scuola severa.

In ogni destino umano si presentano delle cose notevoli: si può osservare che una vita si sarebbe configurata del tutto diversamente, se non fosse accaduto un determinato avvenimento. Nella nostra vita entrano personalità, amicizie, viaggi, scosse, impressioni che in seguito maturano qualche cosa, cosicché dopo dieci o venti anni possiamo dirci: tutto quanto ne deriva mi appartiene come mi appartengono la mia pelle e le mie ossa, e tuttavia tutto si sarebbe svolto diversamente, se io non avessi sperimentato questo o quello.

Nella vita di Marie Steiner un tale avvenimento fu l’incontro con Rudolf Steiner, il Fondatore dell’Antroposofia. In Lui si manifestava nel mondo qualcosa di grande importanza per l’umanità attuale e futura. Poiché fin dai Suoi anni giovanili, Egli aveva lottato con il problema della conoscenza. Con spirito desto egli percepì e scoprì le correnti che si rappresentano nelle singole Individualità, che hanno plasmato i risultati della civiltà. Egli si poneva il quesito: Si può uscire dai soliti limiti della conoscenza? Non teoricamente, ma nella Sua propria interiorità, Egli ha risposto a tale quesito; Egli si è trasformato in organo di tempo. Così era l’uomo che si allacciava a Goethe come a una specie di battistrada, a Goethe che poteva dire di sé che tutto quanto proveniva da lui era stato il risultato del suo lavoro interiore. Le sue opere poetiche provengono da una certa visione ed anche quelle di Scienza Naturale.

Allorché Rudolf Steiner cominciò a parlare pubblicamente della Sua conoscenza spirituale, incontrò Marie von Sivers, ed allorché dalla Società Teosofica Egli venne chiamato ad assumere la Direzione della Sezione Tedesca, consentì a condizione che Marie von Sivers collaborasse con Lui. Poiché Essa portava con sé ciò che l’essenza teosofica poteva serbare con sé prima della deviazione nel settario. Ciò che diede Rudolf Steiner era oggettivo e non poteva degenerare nel fideismo. Ciò che Marie von Sivers vi apportò era il talento di approfondire la conoscenza spirituale nel Suo essere, e il rapporto con la parola, con ciò che come essere spirituale vive nella parola. Da quel momento hanno camminato ambedue attraverso la vita nel lavoro comune.

Ciò che Marie Steiner elaborò in connessione con l’Antroposofia, con ciò che Rudolf Steiner offerse, Essa lo continuò nel campo della “Sprachgestaltung” – configurazione del linguaggio – della recitazione, dell’arte drammatica. Esercita una forte azione sugli ascoltatori e sugli spettatori ciò che gli attori devono formare in se stessi per via di una severa educazione. Ciò che come corrente attiva, afferra i cuori in modo immediato, è puramente oggettivo. A questo lavoro Marie Steiner dedicò gran parte della sua vita, con una intensità che difficilmente può rappresentarsi. Chi ha goduto la fortuna o la disgrazia di una formazione accademica, perde la connessione con ciò che vive nel linguaggio come elemento vitale. Ci si è abituati solo a pensare sulle cose ed è difficile ad uno di cogliere la convinzione che in una tale educazione del linguaggio risieda qualcosa di formativo.

Marie Steiner si è assoggettata ad una fatica senza fine per superare l’intelletto degli uomini. Gli artisti devono dimenticare ciò che è il mero contenuto della parola. In una poesia o in un dramma, questo deve essere superato, si deve cogliere ciò che vi scorre dentro. Proprio per via di questo fiume, il poeta suscita un’azione vitale. Grazie al movimento, giunge nei cori un impeto immenso: Esseri spirituali, Angeli, Dèmoni diventano percepibili. Goethe sapeva esattamente che egli lavorava con questa realtà. Marie Steiner ha colto a volo tali germi e sviluppati in quell’arte che a migliaia e a migliaia di uomini ha donato ricordi incancellabili e ha destato in essi forze vitali. Per gli uomini che crescono nelle grandi città, ove manca la connessione con le forze della Natura che in modo immediato fluiscono nella vita, è particolarmente importante che una tale arte diventi operante. Così Rudolf Steiner poté dire che Marie von Sivers ha suscitato alla Sua Antroposofia l’elemento artistico per il Movimento Antroposofico. Questo poi ha agito in tutto il mondo.

Quando Rudolf Steiner viaggiava attraverso l’Europa, l’accompagnava sempre Maria Steiner, che attivamente partecipava a configurare le esigenze che un tale crescente movimento propone. Vennero poi migliaia di uomini e vollero rileggere le conferenze che Rudolf Steiner aveva tenute. Allora Marie decise di fondare una Casa Editrice (1908), per pubblicare in forma degna, pratica e pulita i libri di Rudolf Steiner. Le opere apparse prima, come la “Filosofia della Libertà”, la “Teosofia”, l’“Iniziazione” (Come si conseguono conoscenze dei Mondi Superiori?), apparvero in strana compagnia, cui esse non appartenevano. L’Antroposofia di Rudolf Steiner si basava su di un sapere spirituale del tutto nuovo, essa non apparteneva a vecchie connessioni. La pubblicazione dei libri esigeva molto lavoro, attenzione, abilità, e e di badare ai bisogni degli uomini. Non vi era una richiesta che Marie Steiner non avesse trattato e ponderato a fondo. Per appagare quelle esigenze, dovettero essere scritte dozzine di lettere. Difficilmente si può rappresentare quanta intensità di lavoro sia stata ancora data da questa Signora nella Sua grave età.

Vennero ad aggiungersi le esigenze dell’Euritmia, di questa arte del movimento creata da Rudolf Steiner e da Lei elaborata. A questo scopo Essa lesse i poemi e da ciò sviluppò la nuova arte della recitazione. Tutto quanto giungeva alla Signora Steiner, Essa lo studiò e lo elevò alla coscienza. Quando si parlava con Lei, ascoltava intensamente, per poi descrivere in modo vivente e deciso a quale connessione appartenesse un problema, spesso riandando lontano nel ricordo, avvicinando cose apparentemente distanti, per dare una immagine di una realtà superiore, l’essenza della cosa, che era quella che importava.

In ciò era aiutata da una forma di memoria del tutto insolita. Essa poteva, per esempio, ricordare dettagli detti da Rudolf Steiner nel 1903. Essa conosceva esattamente la connessione dei passi, e si trovavano poi confermate le sue dichiarazioni in lettere oppure in conferenze; conosceva migliaia di uomini, ricordava personalità, quale aspetto avessero, che cosa avessero dato al Movimento, come avessero agito e quale fosse il loro destino. Questo accenna a forze che Le consentivano di essere sempre attiva, di lavorare plasmando l’essenza spirituale dell’umanità. Essa poté guidare gli uomini nella Sprachgestaltung (configurazione del linguaggio), nell’Euritmia, nella drammaturgia, mentre tutti i gradi di evoluzione dell’uomo Le stavano dinanzi come comandamenti; sapeva ciò che poteva un determinato uomo, da quale lato si dovesse integrarlo, in che cosa potesse essere ulteriormente sviluppato.   

Nella drammaturgia Marie Steiner ha formato un campo particolare di dimostrazione. In un dramma si ha a tutta prima dinanzi solo il testo stampato. Spetta alla speciale facoltà di vivere dentro alle figure spirituali, portatrici degli elementi umani di rappresentare in modo che esso viva, che non venga compresso e che nulla vi venga tolto, come oggi spesso succede. Il drammaturgo deve avere venerazione per l’opera d’arte e per far sì che questa agisca in modo puro. Egli deve viverci dentro, deve poterla sperimentare come un suo proprio dramma animico. Questa percezione interiore di ciò che con le figure stesse è voluto, è stata sviluppata in modo del tutto particolare da Maria Steiner. A ciò appartiene un’arte grandiosa, per esempio il poter rappresentare i drammi di Schiller secondo il loro stile, i Misteri di Rudolf Steiner in forma degna, i drammi di Steffen, di Goethe, di cui specialmente il Faust. Esige molto un dramma così potente per essere rappresentato. Anche per questo Marie Steiner ha fatto delle cose straordinarie. Si può sperare che gli uomini che hanno imparato da Lei continuino a lavorare nel Suo senso.

Avanti la prima guerra mondiale, il linguaggio scenico era di una tale mancanza di livello, che difficilmente si può rappresentarselo. Alle opere di questa Signora appartiene anche quella che è diventata per moltissimi esseri umani la forza della parola come importante esperienza. Si incomincia a notare che nel parlare, nella formazione della parola risiede qualcosa che appartiene al Santissimo dell’uomo. Questa cosa è piena di significato e continuerà ad operare.

Un’abbondanza illimitata di libri – le opere di Rudolf Steiner – è stata edita grazie a Marie Steiner. Accanto a questa dovizia, sparisce qualche cosa altro. Essa ha pure letto e corretto la massima parte delle copie delle conferenze. A ciò Essa dedicò ore ed ore, giorni e giorni di attento lavoro. Si confronti con ciò la frettolosità con la quale oggi viene scritto per i giornali: accade un avvenimento e il giorno dopo appare subito una relazione in stile telegrafico. Ciò avviene con leggerezza ed in un linguaggio superficiale. Questo può apparire sufficiente, ma per Rudolf Steiner un tale linguaggio non era sufficiente, ed è difficile redigere la Sua parola parlata. Marie Steiner diede somma importanza alla pubblicazione delle opere di Rudolf Steiner. Essa lavorava tutto il giorno, instancabilmente.

Da molto tempo camminava a disagio e negli ultimi anni riceveva però gli attori nella Sua stanza per provare le parti. Chi aveva partecipato una volta a una tale prova, poteva percepire come a coloro i quali intendevano farsi strumento della parola, Essa parlasse ad alta voce, e quale potenza e quale pienezza vivesse allora nella parola. Nessuno poteva fare altrettanto. Né sulla scena, né nel coro parlato risuonò mai una tale forza della parola. Settantenne, Essa, andando su e giù, provava con gli attori, e ottantenne, dalla sua poltrona. Poteva capitare che la prova riuscisse male e tuttavia la rappresentazione riusciva e nella Sala l’effetto perdurava profondo ed era percepibile. Marie Steiner accoglieva con gioia un tale avvenimento, però con l’impulso in seguito faremo ancora meglio. Sempre si proponeva d’imparare, di progredire e non di adagiarsi su quanto aveva raggiunto.

Di fatti esteriori, come si è abituati a parlare di eventi esteriori, non ne sono accaduti molti nella Sua vita. Essa dovette cambiare assai spesso residenza, dopo la prima guerra mondiale fece i viaggi col Gruppo della Euritmia e recitò nelle rappresentazioni. Essa prese straordinariamente sul serio questo compito. Rudolf Steiner lo desiderava, poiché nel periodo di fase spirituale della prima guerra mondiale, come pure oggi, l’elemento artistico aveva speciale valore e lo ha ancora oggi in maggiore misura. Si deve parlare di queste cose quando si considerino le attività che Marie Steiner ha irradiato nel mondo.

Il Suo modo di parlare e di agire era aperto, chiaro e senza riserve. Ciò ha recato difficoltà a molti uomini. Ed ugualmente Essa era un essere umano di straordinaria bontà. Essa ha provato molte inimicizie; la Sua bontà si mostrava specialmente allorché aiutava gli uomini che per lo più la facevano lavorare perché a causa loro era avvenuta una frattura della Sua sfera di attività. Talvolta dovette allontanare da sé degli uomini perché avevano avanzato ingiuste pretese sull’opera di Rudolf Steiner. Essa respinse da sé tali uomini. Essa aveva piena comprensione dei bisogni da cui provenivano tali esagerate richieste e pretese, per esempio, da ambizione personale. Essa poi non faceva questo, solo esteriormente – spesso a mezzo del Suo proprio denaro – ma Essa aiutava specialmente un uomo nel bisogno esteriore.

Era proprio del Suo essere un amore incondizionato della verità. Oltre a Rudolf Steiner nessuno si tenne così inesorabilmente aderente alla verità e alla realtà quanto Lei. Su ciò non volle mai transigere. E questo esigeva anche nell’arte: dedizione alla verità e alla realtà: in questo era inflessibile. Quando questo solo aspetto si manifesti può apparire duro. Verso gli uomini usava amore e mitezza, ma non lasciava intaccare la cosa. Si poteva allora attenersi solo alla verità e alla realtà. Era un’azione importante che promanava da Lei.

I suoi sguardi entravano nelle anime degli uomini; spesso si aveva il sentimento che prima di giungere a Lei si dovesse togliere la polvere non solo dalle scarpe. In Sua presenza si era sollecitati a rendere pronte ad agire le proprie forze più nobili. Eppure Essa non era una dottrinale. Chi dinanzi a Lei faceva una figura barbina, era da Lei ascoltato con grande mitezza. Se però Le venivano avanzate ingiuste pretese, se La si faceva oggetto di pressione, Essa poteva allora energicamente difendersi, senza diventare dura. Quando, però, si diffondeva la non verità sull’opera di Rudolf Steiner, oppure quando, per il proprio egoismo, si metteva a repentaglio l’opera stessa, Essa allora era inesorabile. Così essa fu un Maestro efficace ed importante: questo lo si può comprendere e si può restarne impressionati. Chi lo comprenda, ha imparato qualche cosa.

Quando si esponeva un’opinione, Marie Steiner ascoltava intensamente, spesso con gli occhi chiusi, in modo che ascoltando le parole accoglieva nella Sua anima l’essere degli altri. Questo era il modo di ascoltare che Essa aveva. Poi veniva il riflettere e il considerare l’opinione. Mentre accoglieva in contemplazione i punti di vista degli altri, spesso consentiva, oppure citava un caso e chiedeva: Che cosa farebbe lei in questo caso? Ascoltava poi altrettanto intensamente l’opinione dell’interrogato e mostrava la sua comprensione per il suo pensare e sentire. Allora si credeva che si sarebbe decisa in conformità, ma spesso si era sorpresi, tornando dopo qualche tempo, di sperimentare che aveva deciso del tutto diversamente. Che cosa era accaduta nel frattempo? Gli altri avevano, per così dire,  messo un punto dietro la Sua opinione ed Essa aveva continuato a lavorare sul problema perché Essa vedeva un problema anche nello specchio di una coscienza umana. Poteva perciò prendere le decisioni più proficue che uno potesse pensare. Giacché possedeva la facoltà di far maturare una cosa, preparava una soluzione per un momento futuro e aveva così colto l’essenziale. Molto tempo dopo si conosceva che con la Sua decisione, aveva colto nel segno.

In questo si mostrava la maturità di una personalità: Essa può aspettare. Marie Steiner non si lasciava eccitare contro l’uno o contro l’altro, anche se veniva esercitata pressione su di Lei, perché aspettava l’interiore maturità di coscienza per una situazione e poi agiva con forza. Dei giornali, Goethe disse che non consentivano più agli uomini di giungere a maturità. Egli definì ciò “velociferico”. Non si sanno più custodire con cura le cose. Marie Steiner non si faceva togliere la possibilità di far giungere le cose a maturazione e perciò ha agito con tanta forza.

Quando in altri casi si giunge a una personalità, la si trova nella sua casa, privatamente; con Marie Steiner non si era mai in privato. Questa Signora non aveva alcuna vita privata, ma un’attività ininterrotta. Se si volesse esprimere ciò nel modo più banale, tutto recava in Lei il carattere del Movimento Spirituale Antroposofico. Fino ai Suoi ultimi giorni di vita Essa era così un organo dell’umanità. Aveva rinunziato a tutto ciò che era comodità, assistenza, ricreazione, riposo, a ciò che non apparteneva alle necessità più indispensabili. In forma attiva, donava ciò che viveva nella Sua grande anima, affinché l’umanità si sviluppasse e si nobilitasse. Alla fine della Sua vita, vide in modo chiaramente significativo quale abbondanza di lavoro sarebbe ancora rimasto da fare e perciò moltiplicò la Sua forza di lavoro ed accelerò fino in ultimo il ritmo della Sua attività.

Coloro i quali scrivevano per Lei, non potevano quasi più tenerLe dietro. Immediatamente prima della Sua morte, negli ultimi mesi era difficilmente possibile di dominare quanto Lei ininterrottamente dettava di lettere, correzioni e articoli. Quando era stanca, si faceva leggere e così riposava. Nella Sua stanza si era fatta la conoscenza delle opere più importanti dell’epoca: della letteratura inglese, francese e tedesca. Essa si faceva sempre leggere i prodotti della letteratura mondiale e con questo nesso si rendeva conto delle esigenze e dei bisogni del mondo contemporaneo. Era una vita intensa nei problemi attuali dell’Umanità, di modo che una vita privata non poteva trovare più posto. Così Marie Steiner aveva fatto di se stessa la coppa dell’Umanità, aveva portato in Sé la sofferenza cosciente dell’Umanità, il bisogno del tempo.

La rovina e le forze distruttive, le guerre all’esterno e all’interno, lo squallore animico, il moltiplicarsi dei delitti hanno trovato una risonanza in Lei, mentre Essa li elevava a coscienza, ravvivando le forze opposte nell’epoca di Rudolf Steiner. Nella Sua giovinezza aveva sperimentato l’essenza orientale e nei Suoi viaggi l’Occidente. In Lei viveva una grande abbondanza di immagini di esseri, di personalità di ambedue le parti della Terra.

Era avvincente, quando cominciava a parlare delle Sue esperienze, come indicava la corrente del tempo in personalità importanti e non importanti, come scorgeva i condottieri in connessione con un Movimento: come, per esempio, dalla comunità dei Russi poteva farsi avanti Stalin, oppure in quella inglese fosse possibile una figura come quella di Churchill.

Poco è detto con tutto ciò, quando si accenni a una tale Personalità. Dal 1941 Marie Steiner era legata per lo più alla Sua poltrona, e negli ultimi anni la Sua vista era diventata sempre più debole: tutto sopportò con pazienza esemplare, non che per questo fosse un essere flemmatico, anzi era piena di temperamento e di forza vitale. Qualcuno si è vergognato vedendo la Vecchia Signora nella Sua attività perché La si vedeva piena di fuoco interiore e di slancio fattivo. Non si è mai lamentata, ma si è, invece, sempre adattata al Suo dolore che riusciva a superare aumentando la Sua attività spirituale. Mai si difese per Sé, ma soltanto per l’opera vivente di Rudolf Steiner.

Un Suo desiderio è stato appagato: di non essere colpita da lunga malattia in tarda età. Nella pienezza della Sua attività, in mezzo al Suo lavoro, le è caduto lo stilo. Ha importanza per ognuno come Marie Steiner si portò quale personalità, quale essere umano, se si guarda a ciò che per Suo mezzo è divenuto.

10 pensieri su “LA VITA E L’ATTIVITA’ DI MARIE STEINER

  1. Per venire incontro all’interesse che il candido lettore potrebbe manifestare nei confronti dell’Autore delle sopra trascritte note biografiche su Marie Steiner, voglio riportare – traducendole dall’alemannica lingua – alcune notizie su di lui.

    Hans Werner Zbinden nacque a Basilea il 14 ottobre 1899. Per tutta la vita svolse una intensa attività come medico antroposofico, e in modo particolare come medico scolastico all’interno delle iniziative pedagogiche antroposofiche.

    Egli era il più piccolo di tre fratelli nati dal matrimonio di Rudolf Gottlieb Zbinden con Lydia Stuerchler. Frequentò le scuole primarie e il ginnasio umanistico – corrispondente al nostro liceo classico – e già in questo periodo scolastico egli poté osservare il sorgere, sulle colline nei dirtorni di Basilea, di un meraviglioso edificio, il primo Goetheanum, che veniva fatto costruire da Rudolf Steiner. Tra i suoi compagni di studi vi erano Paul Jenny e Curt Englert-Faye. Quest’ultimo aveva già avuto modo, malgrado la giovanissima età, di ascoltare le conferenze di Rudolf Steiner, alle quali poi indirizzò lo stesso Zbinden.

    Nel periodo universitario – durante la frequentazione della Facoltà di Medicina – Hans W. Zbinden frequentò regolarmente le conferenze di Rudolf Steiner, e venne profondamente impressionato dalla serietà, dal clima di veracità e di autentica ricerca della Conoscenza presente nelle conferenze del Dottore. Partecipò, ventiquattrenne, alla fondazione della Libera Università di Scienza dello Spirito, in occasione della “Fondazione di Natale” del 1923.

    Durante il periodo universitario, una grave malattia lo portò in fin di vita, e mentre era ricoverato conobbe una infermiera di nome Olga Knoepfel, che si dedicò con infinità dedizione alle sue cure. In seguito, ella divenne la sua fedele sposa, che rimase sempre al suo fianco e lo sostenne in tutte le non facili vicende della sua vita. Dalla loro felicissima unione nacquero due figlie e due figli.

    Nel 1926 venne fondata a Zurigo una “Libera Associazione Scolastica in memoria di Walter Wyssling”, che aveva come scopo la fondazione di una scuola a indirizzo antroposofico, il che si realizzò nel 1927. Curt Englert-Faye ne divenne il direttore pedagogico, Paul Jenny fu il presidente dell’Associazione Scolastica, e Hans Werner Zbinden, che nel frattempo aveva concluso i suoi studi universitari di medicina, ne divenne il medico scolastico. Il fraterno sodalizio tra i tre antichi compagni di scuola durò finché essi vissero, e per tutta la vita lo Zbinden fu il medico scolastico della iniziativa pedagogica zurighese.

    Nel corso degli anni trenta dello scorso secolo, Marie Steiner si accorse del giovane medico basilese, la cui attività medica era solo una parte della sua fervida azione all’interno del Movimento e della Società Antroposofica. Nel 1935, assieme a Walter Bopp e Friedrich Husemann, si trovò al vertice della Sezione Medica della Libera Università del Goetheanum. Allorché, in seguito, egli si schierò – senza compromessi di sorta – a difesa di Marie Steiner, a difesa dell’integrità dell’Opera di Rudolf Steiner e della Verità, egli non poté più mettere piede nel Goetheanum.

    Marie Steiner, nel 1942, chiamò Hans Zbinden a far parte del “Nachlass”, ossia del “Lascito” di Rudolf Steiner, che doveva difendere l’Opera del Dottore dallo scempio che ne stavano già facendo Albert Steffen e Guenther Wachsmuth. Dopo la morte di Marie Steiner, egli guidò il “Lascito” praticamente sino alla propria scomparsa, che avvenne a Zurigo il 25 maggio 1977. Se oggi abbiamo l’Opera Omnia di Rudolf Steiner – la “Gesamtausgabe” in lingua tedesca – quasi oramai completamente pubblicata, lo dobbiamo alla instancabile azione di lui e dei suoi fedeli collaboratori.

    Hans Werner Zbinden scrisse poco: egli agiva invece moltissimo nel colloquio diretto con le persone, colloquio che per lui era sempre indirizzato a stimolare l’amore per la Verità, e il consequenziale retto agire.

    Una sua caratteristica particolare è da rilevare: egli venne varie volte in Italia. Svolse conferenze sulla medicina antroposofica a Milano, e anche a Roma, nella cerchia del “Gruppo Novalis” che si riuniva attorno a Giovanni Colazza. Ho documenti che lo comprovano. Il Dott. Zbinden conosceva bene la lingua italiana, e Marie Steiner lo pregava spesso di conversare con Lei in quella lingua, che Lei definiva musicale, che tanto amava, e nella quale secondo Lei – che a Bologna, agli inizia del secolo, era stata allieva di Giosuè Carducci – meglio si potevano esprimere le realtà dello Spirito. L’Opera mirabile di Massimo Scaligero ne è la prova più luminosa.

    Hugo de’ Paganis

  2. Salve, è possibile avere uno o più esempi dell’opera di deformazione che Steffen, a quanto scrive l’autore dell’articolo nell’introduzione, cercò di fare dell’opera dello Steiner?

    in seconda battuta: è possibile ritenere che in minima parte ci siano effettivamente state delle deformazioni delle comunicazioni del Dottore – penso in particolare alle conferenze, non ai libri veri e propri – ?

    • Gentile Contemplactivo,
      comincio rispondendo alla seconda domanda da Lei posta: deformazioni delle “comunicazioni” – come le chiama Lei – nelle pubblicazione delle conferenze di Rudolf Steiner, per nostra fortuna, NON ci furono proprio per la vigilante attenzione e per la sacrificale dedizione di Marie Steiner.

      Quella di impadronirsi dell’intera opera di Rudolf Steiner, di saccheggiarla a proprio piacimento, impadronendosi dei contenuti e fare sparire gli originali, era precisamente l’intenzione dell’azione nefasta e malvagia di Albert Steffen, e del suo servo sciocco, Guenther Wachsmuth. E proprio su questo egli si scontrò duramente con Marie Steiner.

      La fedele compagna e collaboratrice di Rudolf Steiner – proprio per impedire una tale iattura – fondò il “Nachlassverein”, la “Unione del Lascito”, che poi divenne la “Rudolf Steiner-Nachlassverwaltung”, ossia la “Amministrazione del Lascito di Rudolf Steiner”, il cui scopo istituzionale, da Lei stessa indicato, era la difesa, la conservazione, la fedele pubblicazione dell’Opera di Rudolf Steiner: sia la serie dei libri da cui scritti, sia l’immenso patrimonio dei cicli di conferenze – oltre 6000 – da Lui tenute in molti paesi d’Europa, e solo in pochissimi casi da lui riveduti, sia infine il vasto lascito artistico. Le persone alle quali Ella affidò tale còmpito delicato – Hans Werner Zbinden, Jan Stuten, Robert Friedental, Edwin ed Eva Froboese, Maria Groddeck ed altri – si dimostrarono all’altezza del còmpito loro affidato e lo svolsero con coraggio – tantissimo coraggio, come mi testimonò la parola diretta di Hella Wiesberger, che da sùbito cominciò a colaborare col Lascito, e la documentazione che generosamente mi donò – con fedeltà, con scrupolosità, con grandissima competenza.

      L’azione banditesca di Steffen e di Wachsmuth – attuata con metodi che Marie Steiner definì “gangsteristici” – fece in modo di impadronirsi della casa editrice “Philosophisch-Anthroposophischer Verlag”, che Marie Steiner aveva non solo fondata, ma anche totalmente finanziata per oltre venti anni. L’opera di Wachmuth – su questo punto ho la testimonianza scritta della stessa Mrie Steiner – giunse, con varie abili malversazioni, a portarLe via i soldi dal conto in banca.

      A quell’epoca, solo una minima parte dei cicli di conferenze era stata pubblicata, e soprattutto non era pubblicato il materiale della “Esoterische Schule”, di quella Scuola Esoterica che Rudolf Steiner – avendo SEMPRE al suo fianco Marie Steiner – aveva fondato sin dal 1904. Il signor Albert Steffen, in maniera estremamente disinvolta, si impadroniva di contenuti delle conferenze non pubblicate, e dei contenuti più delicati della Scuola Esoterica, e pubblicava libri facendo passare per propri quei contenuti – un vero e proprio, volgare, plagio, riprodotti alla lettera – come fossero frutto della propria esperienza spirituale, senza citare o fare riferimento al nome e alla figura spirituale di Rudolf Steiner. Ho uno di quei volumi nel quale, con orsolupesca diligenza, ho verificato tale predatoria azione di saccheggio.

      Egli si oppose alla Via ascetica – all’aureo sentiero rosicruciano indicato da Rudolf Steiner – per sostituirlo con una “estetizzazione acuta” e ad una arida intellettualizzazione dell’Antroposofia. Albert Steffen arrivò a dire che “bisognerebbe spaccare la testa a tutti coloro che non sono poeti!”. Affermò che la poesia era la vera via all’Iniziazione. Egli favorì la formazione di un efficiente apparato organizzativo per la manipolazione di incontri, assemblee, corsi.

      Nacque a Dornach un vero e proprio culto della personalità di Albert Steffen, da me constatato personalmente. Tirapiedi come Ernst Uehli e Beppe Assenza (di quel che affermava quest’ultimo ebbi la testimonianza di Massimo Scaligero) arrivarono a dire che “Rudolf Steiner era la Guida della quinta epoca, ma Albert Steffen – ancora più grande – sarà la Guida della sesta epoca post-atlantica!”. La “steffenite acuta” portò Ernst Uehli ad affermare esser lo Steffen addirittura la reincarnazione di Mani!

      Per attuare una tale mala intrapresa, Steffen e Wachsmuth dovevano isolare, derubare, calunniare e diffamare Marie Steiner, mettendola così completamente fuori giuoco. Ma attorno a Marie Steiner vi erano amici fedeli – fedeli a Lei, al Dottore e all’Antroposofia – che non accettarono una tale sozza macchinazione, e lottarono con le unghie e coi denti per difendere Lei e l’Opera di Rudolf Steiner. Furono un manipolo di pochi uomini che si trovò contro una Società Antroposofica, ricca e potente, di diverse decine di migliaia di soci.

      Albert Steffen arrivò a proibire la vendita dei libri di Rudolf Steiner in tutte le sedi e le librerie antroposofiche, e tale ostracismo durò fino ad alcuni anni dopo la morte di Steffen.

      In tedesco, le Opere del Dottore furono pubblicate con scrupolosa diligenza, e diffuse in edizioni bellissime, dalla “Rudolf Steiner Verlag”, la casa editrice che il “Lascito” dovette fondare, con grandi sacrifici per diffondere tale Opera. In italiano, per circa mezzo secolo, abbiamo avuto traduzioni splendide, eseguite dalla baronessa Emmelina de Renzis, da suo figlio, il duca Giovanni Colonna di Cesarò, da Lina Schwarz, da Ida Levi Bachi ed altri benemeriti, nelle edizioni di Carabba, Laterza, Fratelli Bocca, I.T.E. ed altre.

      Dalla fine degli anni cinquanta, ha cominciato a pubblicare l’Editrice Antroposofica di Milano. Sono usciti libri in alcuni molto casi ben tradotti, in altri tradotti in maniera troppo trascurata, in vari casi in maniera volutamente travisata. Addirittura alcune opere scritte di Rudolf Steiner sono state – a mio parere, volutamente – tradotte in maniera da fare dire al Dottore esattamente il contrario del pensiero, da Lui chiaramente espresso. A volte sono state tolte intere frasi. Particolarmente deprecabile è lo scempio che è stato fatto della “Scienza Occulta”, e della “Soglia del Mondo Spirituale”. Nel 1966 apparve una ottima traduzione della Filosofia della Libertà”, fatta da Dante Vigevani. Questi era un buon matematico, non aveva pretese letterarie, e fece una traduzione, sia pure aspra, ma estremamente fedele all’originale tedesco. Anni dopo ne apparve un’altra nella quale vi erano dei clamorosi errori di pensiero. Il che suscitò non poche proteste. Solo recentemente, dopo la morte dell’infausto traduttore, è stata ripubblicata la traduzione di Dante Vigevani, in una bella edizione, che io consiglio a tutti coloro che vogliono consacrarsi ritualmente alla sua elaborazione meditativa.

      Non sorprende, poi, che gli stessi discutibili metodi “steffeniani” vengano oggi adoperati, alquanto disinvoltamente, dall’Innominato nei confronti dell’Opera di Massimo Scaligero, e forse in maniera più abile e insidiosa. Il candido, ma accorto, lettore ne tragga le conclusioni del caso.

      Vi sarebbe molto altro da dire sulla nefasta azione di Steffen contro la persona di Marie Steiner e contro l’Opera di Rudolf Steiner, ma questo commento si è già troppo allungato Non mancherà occasione di ritornarci. Tanto di materiale probatorio ne abbiamo in abbondanza!

      Hugo de’ P aganis

      • Gentile Hugo,
        ringrazio innanzitutto della risposta, spero che l’opera di “disvelamento” (come da titolo di altro Suo articolo) continui.
        Attualmente sto studiando dalla Scienza Occulta della editrice Antroposofica, traduzione di De Renzis e Battaglini, riveduta da Bavastro.
        Cercherò di procurarmi l’edizione Laterza, così da poter fare i confronti e rendermi conto di quali manipolazioni sono avvenute.
        Dato che si è in tema di manipolazioni, volevo chiederLe questo: le note che vi sono nel libro “la via della volontà solare” sono di Scaligero o dell’editore? Perché in alcune sono citate opere di Wachsmuth e Uehli.
        Ancora grazie.

  3. Gentile Contemplactivo,
    Le do un esempio di traduzioni diverse in lingua italiana del testo di Rudolf Steiner. Ma occorre una fine sensibilità per l’attività del pensare per percepire nella trama delle parole che cosa sia corretto o meno in esse dal punto di vista dell’essere e della vita del pensare.

    Dante Vigevani, nella sua traduzione della “Filosofia della Libertà”, edita dalla “Ed. Antroposofica” nel 1966, così traduce le prime frasi del quarto capitolo, intitolato “Il mondo come percezione”, a p. 48:
    “Attraverso il pensare sorgono concetti e idee. Che cosa sia un concetto non può essere detto con parole. Le parole possono soltanto rendere attento l’uomo al fatto che egli ha dei concetti”.

    Lo stesso passo venne tradotto da Iberto Bavastro, nella edizione del 1973, a p. 43, nella seguente maniera:
    “Attraverso il pensare sorgono concetti e idee. Che cosa sia un concetto non può essere detto in parole. Le parole possono solo far notare all’uomo che egli ha dei concetti”.

    Al lettore, che non abbia approfondito meditativamente la “Filosofia della Libertà”, potrà sembrare – solo dialetticamente sembrare – che le due traduzioni dicano su per giù la stessa cosa. Ma non è così. La traduzione di Dante Vigevani – da me controllata sul testo tedesco di Rudolf Steiner – mette in evidenza l’atto pensante del pensatore – “il fatto che egli ha dei concetti” – e vuole rendere il soggetto pensante cosciente del momento genetico del pensare, dal quale soltanto possono scaturire concetti e idee. Mentre – non solo a me, ma a molti amici meditativamente impegnati nella Via del Pensiero – appare evidente che la traduzione di Iberto Bavastro sia vòlta a “far notare” i concetti, ossia i “pensati” che il soggetto pensante ha, e non l’attività stessa del pensare. Il che è completamente diverso. In ogni modo, l’espressione da lui usata è assolutamente infelice.

    Comunque, è la traduzione di Dante Vigevani – la quale dopo decenni viene oggi giustamente ripresentata dalla Editrice Antroposofica – quella che più correttamente riproduce i pensieri espressi da Rudolf Steiner nel testo tedesco. Ma tutta la traduzione di Iberto Bavastro della “Filosofia della Libertà” è infarcita di infelici espressioni, che in molti casi sono veri e propri errori di pensiero.

    Quanto alla “Scienza Occulta”, gentile Contemplactivo, Le consiglio di ricercare l’edizione di Laterza, apparsa nel 1947, in quanto quelle del 1924 e del 1932, eseguite da Emmelina de’ Renzis e dalla Battaglini, erano ottime traduzioni, ma non condotte sull’ultima edizione tedesca, e quindi sono mancanti di non poche aggiunte, e variazioni di espressione, che Rudolf Steiner aveva inserito successivamente nel testo. Eventualmente, l’opera Lei potrebbe trovarla in qualche biblioteca ben fornita o farsela prestare da qualche benevolente amico, e riprodursela in fotocopia, perché il testo cartaceo originale di Laterza non è così facile da trovarsi. Una volta avuto il testo del 1947, controlli il quinto capitolo sulla “Iniziazione” con la traduzione attualmente circolante, riveduta e martoriata sempre da Iberto Bavastro, e veda le numerosissime differenze. Non solo traduzioni diverse, i passi peraltro decisivi riguardanti gli esercizi, ma anche parole o intere frasi mancanti. Il lettore diligente – e sanamente diffidente – non faticherà a trovare i moltissimi punti ai quali alludo. E’ difficile che tali differenze – riguardanti la pratica degli esercizi, non poco avversata nella Società Antroposofica – non siano “volute”, e/o fatte a sommo studio.

    Quanto alla Sua domanda circa le note alla “Via della Volontà Solare”, Le posso assicurare che esse sono TUTTE di Massimo Scaligero. L’editore, il buon Corrado Rocco di Napoli, assieme al libraio Tombolini di Roma, stamparono semplicemente il testo scritto da Massimo Scaligero ai primissimi anni sessanta dello scorso secolo. Massimo Scaligero non permetteva a nessuno di apportare variazione alcuna ai suoi testi. Tra l’altro quella è l’unica sua opera, alla quale egli aggiunse delle note alla fine del volume.

    Il libro di Wachsmuth – si tratta delle “Forze plasmatrici eteriche” – citato nelle note del libro, risale agli anni venti del Novecento, fu scritto quando Rudolf Steiner era ancora vivo, e da lui rivisto. Il suo tradimento fu successivo alla scomparsa del Dottore. Un discorso analogo riguarda Ernst Uehli. Nel libro in questione, Massimo Scaligero cita questi autori – come molti altri, peraltro non appartenenti alla Scienza dello Spriito – unicamente per dare una minima giustificazione, sul piano metodologico, soprattutto agli occhi di amici orientalisti, o comunque dediti alle Vie dell’Oriente, per esplicitare – così mi disse Massimo Scaligero – “una sorta di addio”: per far comprendere loro il senso del suo avere intrapreso una Via nuova, una, anzi, LA Via magica d’Occidente: la sola che oggi possa condurre il ricercatore all’esperienza diretta e cosciente dello Spirituale e del Cosmico.

    Hugo de’ Paganis

  4. Massimo Scaligero NON permetteva a nessuno di mettere le mani sui suoi scritti e di apportare variazioni in essi. Si vede che colui che, in maniera insana e improvvida, ha messo le mani sulla sua opera, la pensa diversamente. Infatti, oramai da alcuni anni, assistiamo ad un’azione di “ortopedizzazione chirurgica” dell’Opera di Massimo Scaligero in senso confessionale da parte dell’Innominato, con variazioni – a volte minime, a volte maggiori, come la comparsa di un intero capitolo, sedicente “inedito”, del quale ho avuto modo di occuparmi in passato su questo temerario “blog”, nell’ultima edizione di “Dallo Yoga alla Rosacroce” – variazioni e “correzioni” assolutamente inaccettabili per chi abbia veramente conosciuto personalmente Massimo Scaligero, il suo pensiero e la sua azione ascetica. Vedremo che cosa il tempo, che è galantuomo, porterà!

    Hugo de’ Paganis,
    disvelator e
    rompiscatolone,
    che si pappa
    alla ricotta
    un bel calzone.

    • Gentilissimo Hugo, La ringrazio sentitamente.
      Forse sono riuscito a trovare una edizione del 1947 della Scienza Occulta che ora cercherò di acquistare.
      Quanto alle note al libro di Scaligero, mi sembrava strano, infatti, che non fossero sue.
      Riguardo alla traduzione del Vigevani (soprattutto nell’esempio da Lei riportato) la differenza rispetto a quella del Bavastro è invero enorme, a me sembra, anche per la scelta della locuzione “rendere attento” piuttosto che “far notare”.
      Sono in possesso di un’edizione della Filosofia della Libertà tradotta da Fabio Alessandri (edizioni Triartis), che infatti traduce il medesimo passo nel modo seguente: “le parole possono solo porre l’attenzione dell’uomo sul fatto che egli ha dei concetti”.
      Inoltre, alcuni passi riportano tra parentesi le espressioni in tedesco (l’ho trovata una scelta onesta, fatta evidentemente nei casi in cui il traduttore ha ritenuto che l’espressione in lingua originale avesse un significato più preciso o esatto di quella da lui scelta in italiano).
      Comunque cercherò di procurarmi anche la versione del Vigevani (guardando su Internet mi è parso capire che la traduzione attualmente stampata dalla Ed. Antroposofica sia quella di Ugo Tommasini, come riveduta dal Vigevani).
      Grazie ancora.

      • Quanto scritto dal sito dell’editrice antroposofica è inesatto. Io ho tutte e due le traduzioni di Ugo Tommasini: quella del 1919 edita da Laterza, che però è fatta sulla prima edizione tedesca del 1896, e quindi mancante delle aggiunte che Rudolf Steiner aveva fatto nel 1918, e quella edita dai Fratelli Bocca nel 1946, che è completa e ben tradotta. La traduzione di Dante Vigevani NON è un rifacimento di quella del Tommasini, e ad un confronto la cosa è evidente. Io la preferisco, proprio perché aspra e rude, senza abbellimenti di sorta, matematicamente limpida e scarna, come piace a me.

        Arihugo Aridepaganis

  5. Grazie infinite Hugo de Paganis,anche io, dopo aver letto questo contributo, ho provveduto ad acquistare una copia del 1947 di “Scienza Occulta”, e poi una copia con la traduzione di Dante Vigevani de “La filosofia della libertà” – purtroppo per me avevo le traduzioni sbagliate…quindi Grazie ancora!

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