FOGLIE
Un vento di gran lasco,
un soffio teso,
preludio di partenze,
raso ai tetti,
agita gonfaloni,
banderuole sposta
al capriccio dei suoi colpi.
Quando sarà il momento,
quale strappo avrà ragione
del peduncolo che tiene la foglia
unita al vincolo del ramo?
Ora lassú, nel sole che declina,
è un luccicare, un brivido arpeggiante
degli alberi che sentono,
insidiato dalla buriana, il popolo vociante,
già chiazzato di ruggini, scambiarsi,
da cima a cima, gli echi dell’estate:
il frusciare di nuvole,
l’azzurro venato d’oro e cremisi al tramonto,
nel crogiolo salino, rara alchímia,
il raggio verde che gli innamorati
coglievano in un lampo all’orizzonte.
E conchiglie sonore, e voli a stormo,
orme incalzanti le orme fuggitive.
Tutto questo è memoria che si estenua
nel febbrile stormire arborescente,
suggendo al tempo l’ultimo respiro.
Poi, a un urto piú secco il tronco freme,
scrolla nel vuoto la sua chioma,
allenta l’eterico dominio delle linfe.
Cosí la foglia si abbandona
al flusso della vita che va e che ritorna.
Poiché, se il vento chiama,
deve andare,
leggera, nell’eterno navigare.
Grazie Fulvio, con la speranza che il vento ci accompagni sempre
Ciao Fulvio, arrivederci.
Non te ne sei andato a caso proprio in un mese di ottobre… no.
“Cosí la foglia si abbandona
al flusso della vita che va e che ritorna.
Poiché, se il vento chiama,
deve andare,
leggera, nell’eterno navigare.”